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Napoli: Macry, non può essere società civile a risolvere problemi

09 giugno 2015 | 18.33
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Il professore risponde all'appello di Napolitano: "Situazione di crisi è di tutto il Paese ma qui la politica più debole e inefficiente"

Napoli: Macry, non può essere società civile a risolvere problemi

"Con tutto il rispetto per il Presidente Giorgio Napolitano, questo appello alla società civile mi sembra generoso ma già visto: pensare che c'è sempre una società civile che risolve o che ha la colpa di non risolvere i problemi di una polis rischia di essere un luogo comune". Così all'Adnkronos il professore Paolo Macry commenta l'appello rivolto dal presidente emerito Giorgio Napolitano "alle energie professionali, intellettuali e culturali di cui dispone in notevole quota Napoli e che non riescono ad acquisire voce pubblica".

"A Milano, a Genova o a Torino cosa fanno gli intellettuali?", chiede Macry. "A Napoli non è che non ci siano istituzioni, fondazioni o luoghi validi del mondo accademico, anzi ci sono aree di ottima qualità, che magari devono diventare più numerose e collegarsi meglio tra loro", aggiunge, ma "questo fatto che la società civile debba intervenire sulla politica e sulla gestione strategica del territorio non mi convince". Insomma, "cosa deve fare la società civile per reagire a una situazione di crisi che peraltro non è solo del Mezzogiorno ma di tutto il Paese? La verità è che la società civile risponde alle sollecitazioni di una politica che ha una qualità bassa".

Secondo Macry, "qui abbiamo un ceto politico e dei partiti di qualità mediocre più che nel resto del Paese. Ed è altrettanto vero che l'opinione pubblica è costituita dagli elettori di questo ceto politico amministrativo: è un cane che si morde la coda". Quindi, prosegue, "questo appello alla società civile va benissimo ma resta il fatto che la politica e le classi dirigenti politico-amministrative qui appaiono più deboli e inefficienti che nel resto del Paese. Da questo punto di vista ce la possiamo prendere con l'offerta politica scadente ma dobbiamo prendercela anche con un'opinione pubblica che fa le sue scelte e magari sono scelte dettate da interessi piccoli e poco lungimiranti".

"Rimane il fatto - conclude - che non a caso il cuore di certi problemi una volta è la Campania, un'altra volta è Roma, e questo dimostra come esista un differenziale territoriale che continua a spezzare in due il Paese".

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