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Riforme: 'listino' non basta, renziani a minoranza Pd 'stop veti'/Adnkronos

05 settembre 2015 | 16.36
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I senatori della minoranza Pd continuano a dire che al momento dal governo non è arrivata nessuna offerta di mediazione. E nel caso fosse quella del listino, di cui da tempo si va parlando, la proposta sarebbe respinta al mittente. "L'unica base possibile per un negoziato" resta "la riforma dell'articolo 2 del ddl Boschi per sancire in Costituzione l'elezione diretta del Senato", scandisce Massimo Mucchetti, 'ala dura' dei dissidenti dem.

Un atteggiamento che la minoranza motiva con argomentazioni di merito. Dice Andrea Giorgis: "Questa è un'occasione da non sprecare per fare una buona riforma che duri nel tempo. E non è vero che se si modifica l'articolo 2 per intervenire sulla composizione e sul meccanismo di designazione dei senatori, si dovrà ricominciare da capo. Ogni modifica al Senato imporrà un nuovo passaggio alla Camera. Non si tratta di ricominciare da capo e allungare i tempi, ma di c ostruire un Senato davvero autorevole".

Ma per il fronte renziano le osservazioni della minoranza restano solo tentativi di bloccare le riforme. "Basta veti", rimarca Andrea Marcucci. E lo stesso premier Matteo Renzi, parlando in generale dei rapporti con la minornaza, ironizza: "Questo e' stato un lungo anno di contestazioni, in cui la mia minoranza con invidiabile senso di coerenza non ha mancato di contestarmi ad ogni occasione".

Se il fronte renziano parla di 'veti' e 'paletti', i dissidenti accusano governo e maggioranza di aver messo in tavola un bluff. Una finta trattativa inscenata per poter dire "sono loro a non volere le riforme, noi gli siamo venuti incontro...", si dice nella minoranza dem.

"Il negoziato, purtroppo, non esiste", assicura Mucchetti. E se non c'è una disponibilità a trovare un accordo "ci si confronterà al momento del voto. Del resto, lo statuto dei gruppi Pd prevede la libertà di coscienza per i parlamentari su temi etici e costituzionali. Per questo non drammatizzerei".

Ma se il partito si spacca sulla riforma e l'esecutivo non riesce a portare a casa il risultato sul quale il premier insiste da mesi si aprono le porte di una crisi di governo? "Credo sia irragionevole immaginare uno scenario del genere su un voto che in ogni caso, sia che promuova il ddl Boschi così com'è, sia che ne riformi una parte, è di stretta competenza parlamentare: Un voto -conclude Mucchetti- che non rappresenterebbe in alcun modo una sfiducia nei confronti del governo".

Le prese di posizione nella minoranza vengano bollate come "dichiarazioni affrettate" dal senatore Pd, Franco Mirabelli. "In un momento così importante" si dimostra "scarsa conoscenza del merito e delle norme e soprattutto poca volontà di trovare una soluzione positiva che permetta di arrivare all'approvazione della riforma del Senato". Lo dichiara il senatore del Pd, Franco Mirabelli. "Vorrei capire se la volontà dei senatori della minoranza e' quella di dare al Paese una riforma del bicameralismo attesa e promessa da troppo tempo o quella di lanciare ultimatum", conclude.

Ed ancora Andrea Marcucci: "Non si può reclamare l'unità del Pd sulle riforme, e poi tornare a porre veti. La soluzione c'è, prevalga il senso di responsabilità".

Ribatte Federico Fornaro, senatore della minoranza dem: "I 25 senatori Pd hanno presentato ormai due mesi fa un documento intitolato 'Avanti con le riforme': l'esatto contrario di lanciare ultimatum o porre veti. In realtà, e' chi dichiara intoccabile l'articolo 2 del ddl Boschi a porre veti e ultimatum con annessa minaccia di crisi di governo".

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