cerca CERCA
Giovedì 28 Marzo 2024
Aggiornato: 14:24
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Pd trova l'accordo, ddl Riforme in discesa. Opposizioni al Colle: "Grasso non è super partes"

07 ottobre 2015 | 12.08
LETTURA: 5 minuti

Pd trova l'accordo, ddl Riforme in discesa. Opposizioni al Colle:

Il Pd ha trovato l'accordo sui nodi ancora aperti del ddl Boschi. Sull'art. 21, quello dell'elezione del capo dello Stato, si lascia intatto il testo della Camera. Sull'art.39, ovvero le norme transitorie, ci sarà un emendamento del governo che stabilisce tempi certi per la legge elettorale nazionale e le leggi regionali con cui si eleggeranno i nuovi senatori. "Abbiamo trovato l'accordo" nel Pd e nella maggioranza, conferma il sottosegretario alle riforme, Luciano Pizzetti, lasciando la riunione dei capigruppo di maggioranza. Per la minoranza dem parla Doris Lo Moro: "Il testo resta quello della Camera, come avevamo chiesto. Quindi ritireremo gli emendamenti all'art.21 che erano stati presentati". Poi in Aula interviene Miguel Gotor che annuncia: "Ritiriamo gli emendamenti" all'art. 21 e "chiediamo alle opposizioni di non farli propri". L'aula del Senato ha quindi approvato l'art.21 con 161 sì. I no sono stati 3, gli astenuti 5. L'articolo riguarda le modalità di elezione del capo dello Stato.

L'intesa arriva proprio poco dopo che il governo oggi aveva toccato la soglia minima sui due voti a scrutinio segreto: quota 143 no, 130 sì e 4 astenuti, mentre nel secondo voto i no sono stati 144, i sì 131 e gli astenuti sempre quattro. Mai prima, nelle precedenti votazioni di questi giorni, la maggioranza era scesa a quota 143.

Il Senato ha dato oggi il via libera ad una serie di articoli del ddl di riforma. L'aula ha approvato con 168 sì, 103 no e 4 astenuti l'articolo 12 del Bicameralismo, che modifica l'articolo 72 della Costituzione inerente l'iter legislativo a seguito del riassetto parlamentare, e l'art.14 con 169 voti favorevoli, 111 contrari e cinque astenuti. Quest'ultimo modifica l'art. 74 della Costituzione e stabilisce che il presidente della Repubblica, prima promulgare una legge approvata dal Parlamento, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Qualora la richiesta riguardi la legge di conversione di un decreto adottato a norma dell'articolo 77, il termine per la conversione in legge è differito di trenta giorni. Se la legge o le specifiche disposizioni della legge sono nuovamente approvate, questa deve essere promulgata. La modifica introdotta dalla Camera rispetto al primo testo del Senato e che ora ha avuto il via libera prevede che "se la legge è nuovamente approvata, questa deve essere promulgata". Il Senato ha approvato anche l'art. 16 del ddl Boschi con 166 voti a favore, 107 voti contrari e cinque astenuti. Il Senato ha approvato poi l'art. 17 con 153 voti a favore, 107 contrari e 9 astenuti. "La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al governo i poteri necessari", recita il testo, che modifica l'articolo 78 della Costituzione, che attualmente stabilisce, invece, che siano entrambe le Camere a deliberare lo stato di guerra.

Lettera delle opposizioni al Capo dello Stato per denunciare totale mancanza di confronto - "Il combinato disposto di questa revisione costituzionale unilaterale e di una legge elettorale che consegna a una singola lista un'ampia maggioranza in Parlamento, delinea un possibile deficit democratico". Lo si legge nella lettera che le opposizioni al Senato, Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Sel, stanno mettendo a punto rivolgendosi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per denunciare e ribadire la "mancanza di confronto" imposta da governo e maggioranza sul testo di riforma costituzionale. "Abbiamo assistito a un progressivo irrigidimento da parte del governo - continua la lettera - che ha costantemente rifiutato ogni confronto e ha già portato, alla Camera, all'approvazione di un testo votato solo dalla maggioranza". "Nell'esame in aula - si legge ancora nella lettera - il sistematico parere contrario del governo, quasi pregiudiziale, su tutte le proposte emendative, con l'eccezione di quelle frutto di un accordo politico all'interno del Pd, ha evidenziato che questa riforma nasce e si conclude tutta all'interno di un solo partito". "L'assenza di un clima di confronto che sarebbe doveroso in un passaggio fondamentale di una Repubblica parlamentare, sta determinando un testo costituzionale non privo di errori materiali, incongruente nelle sue diverse parti e in aperta contraddizione - conclude la lettera - con quei principi fondamentali, richiamati anche recentemente da pronunciamenti della Corte Costituzionale".

"Dobbiamo rilevare il venir meno del ruolo di arbitro super partes del presidente del Senato che, esprimendosi costantemente a favore delle istanze della maggioranza, ha portato a gravi violazioni del regolamento in merito alla presentazione degli emendamenti, in particolar modo quelli sottoposti a voto segreto sulla delicata materia delle minoranze linguistiche, pregiudicando così la corretta gestione dell'aula", si legge in un altro passo della lettera.

Fi vota con maggioranza - Nella votazione sull'emendamento Dirindin (minoranza dem) sulla maggioranza assoluta dei componenti della Camera per dichiarare lo stato di guerra, Fi ha votato contro (come la maggioranza) ma "non siamo stati determinanti se fate bene i conti". Lo ha detto ai giornalisti il presidente dei senatori Fi Paolo Romani arrivando a palazzo Giustiniani per l'assemblea del gruppo. Romani si è detto "convinto della bontà del voto del quale ho dato indicazione: parliamo dello stato di guerra che è un atto di difesa dello Stato nei confronti di un aggressore esterno. Vi potete immaginare in una guerra termonucleare di andare a cercare i deputati e costringerli a una maggioranza assoluta?". Nell'atteggiamento di Forza Italia in aula sulle riforme "non cambia nulla, nel senso che l'atteggiamento sul voto finale lo decideremo nella prossima riunione di gruppo nei prossimi giorni", ha poi detto Romani, al termine dell'assemblea dei senatori azzurri.

Anche l'ufficio stampa del Pd al Senato precisa che, "contrariamente a quanto sostenuto da alcuni titoli di agenzia, non c'è stato alcun salvataggio del Pd da parte di Forza Italia sul voto all'emendamento della senatrice Dirindin. Se anche i 28 senatori di Forza Italia che hanno partecipato alla votazione avessero votato a favore, l'emendamento non sarebbe stato comunque approvato".

Gesti osceni in Senato: Barani e D'Anna sospesi per 5 giorni, uno a Airola

Riforme, ok all'art. 2 ma tensione nel Pd su Verdini e nodi aperti del ddl

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza