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Boschi: "Magistrati presidio di libertà". Le toghe: "Riforma penale deludente"

25 ottobre 2015 | 11.26
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Il ministro delle riforme costituzionali Maria Elena Boschi al 32esimo congresso dell'Associazione nazionale magistrati a Bari
Il ministro delle riforme costituzionali Maria Elena Boschi al 32esimo congresso dell'Associazione nazionale magistrati a Bari

"Lasciatemi mandare un messaggio di deferenza e rispettoso al nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con la sua presenza qui nei giorni scorsi ha voluto dimostrare come l'Italia tutta riconosce il valore degli uomini e delle donne che da magistrato servono il nostro Paese". Lo ha detto il ministro delle riforme costituzionali Maria Elena Boschi, intervenendo al 32esimo congresso dell'Associazione nazionale magistrati, in corso a Bari.

Citando una riflessione di Niccolò Macchiavelli, il ministro ha detto che "non ci può essere una città libera dove anche un solo cittadino è temuto da un magistrato. Ovviamente il concetto di magistrato - ha precisato - era molto diverso e più ampio rispetto a quello di oggi. Però credo che il presidio di indipendenza che garantisce la libertà delle nostre città e la sicurezza dei nostri cittadini fa parte dei nostri valori riconosciuti".

Boschi difende il lavoro fatto dal governo, che "nella Legge di stabilità ha sbloccato le risorse per l'assunzione di 300 nuovi magistrati che per carità, sappiamo tutti, non sono la soluzione del problema organizzativo della giustizia ma sono un segnale di una inversione di tendenza che verrà rafforzato in futuro". "Davvero il Paese si è rimesso in moto, l'incantesimo dell'immobilismo si è rotto" ha sottolineato il ministro delle riforme costituzionali. "Noi sappiamo che ci possono essere punti di vista diversi su questi singoli provvedimenti - ha aggiunto - ma c'è un dato innegabile: che le riforme le stiamo facendo, che le cose stanno cambiando davvero". "Le nostre riforme hanno un filo logico unitario. Poi ci possono essere opinioni differenti" ha ribadito Boschi ricordando che "in questi dieci anni il Parlamento non era riuscito a cambiare una legge elettorale che poi è stata riconosciuta illegittima dalla Corte costituzionale"

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"Lavoriamo nella stessa direzione con il rispetto reciproco nell'autonomia di ciascuno" ha detto dal canto suo il presidente di Anm, Rodolfo Sabelli rivolto al ministro. Per il vicesegretario dell'Associazione nazionale magistrati, Ilaria Sasso Del Verme "c'è bisogno di riforme, i magistrati sono i primi che le vogliono, ma ci sono impostazioni diverse su quali siano quelle necessarie e utili per restituire efficienza al sistema. Il progetto di legge di riforma del sistema penale - sottolinea - delude le aspettative". Poco prima il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli aveva ribadito l'auspicio di un confronto che "non rifiuta momenti di critica ragionata ma rifiuta le critiche ingiustificate". Sasso Del Verme ha detto che alcune riforme come quella della 'messa alla prova' sono state apprezzate dalla magistratura.

La mozione conclusiva dell'Anm - "I magistrati italiani, preoccupati dal clima di delegittimazione e sfiducia nel sistema giudiziario, respingono il tentativo di scaricare sulla responsabilità del magistrato le carenze dell'organizzazione e l'inadeguatezza delle regole" si legge nella mozione conclusiva approvata dell'Associazione nazionale magistrati. "La nuova legge sulla responsabilità civile, che appare condizionata da ragioni estranee alle finalità risarcitorie che le sono proprie e le proposte di nuovi illeciti disciplinari, incoerenti con l'attuale sistema di fattispecie tipiche - aggiungono - costituiscono riforme che hanno sviluppato tensioni nuove, in quanto discutibili per il metodo ed il merito con il quale sono state realizzate".

"L'Associazione nazionale magistrati - si legge nella mozione - continuerà a svolgere il suo ruolo di interlocutore essenziale per sostenere una giustizia in grave affanno e si oppone, nell'interesse dei cittadini, ad ogni tentativo di ridimensionamento del suo ruolo istituzionale e di rappresentanza della Magistratura". I magistrati assicurano che continueranno "a fornire il proprio contributo di pensiero nella fase di elaborazione delle riforme legislative e nei progetti di innovazione, con passione pari al rispetto che i magistrati provano per la loro funzione".

"La Magistratura italiana respinge il modello di un magistrato burocrate e la pretesa che la qualità e la durata ragionevole del processo siano assicurate imponendo per legge la brevità e non piuttosto adeguando le regole processuali, quando, invece, è solo sviluppando un'innovazione che sia di effettivo ausilio al magistrato, adeguando le risorse e puntando su una matura cultura dell' organizzazione che si può affrontare in modo costruttivo il problema" afferma l'Anm nella mozione conclusiva.

Nella mozione l'Anm fa riferimento poi al caso Saguto: "Gli organi statutari e istituzionali competenti esercitino tempestivamente i loro poteri di vigilanza e intervengano per adottare i conseguenti provvedimenti" chiedono i magistrati secondo cui se "le notizie di gravi comportamenti" venissero accertate "costituirebbero violazione al codice etico dell'Associazione" e pertanto "indipendentemente dall'accertamento di responsabilità penali, richiamano il doveroso rispetto dell'etica della funzione giudiziaria e riaffermano come prioritaria esigenza l'adempimento dei doveri di correttezza, trasparenza e decoro nell'esercizio della giurisdizione e nello stile di vita".

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