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Regeni, Renzi: "L'Italia si fermerà solo davanti alla verità"

26 marzo 2016 | 18.04
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#IoNonCiCredo, i social si ribellano alla 'verità egiziana'

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Su Regeni "l'Italia non si accontenterà di nessuna verità di comodo". A scriverlo sulla sua eNews è il premier Renzi. "Il mio buona Pasqua è innanzitutto per quelli che in questo ultimo anno sono stati colpiti da un lutto. Tra i tanti, un pensiero speciale alla famiglia di Giulio Regeni, il giovane italiano ucciso in circostanze ancora tutte da chiarire al Cairo quasi due mesi fa", spiega il premier.

"Un pensiero accompagnato da un impegno: l'Italia non si accontenterà di nessuna verità di comodo -dice ancora Renzi-. Consideriamo un passo in avanti importante il fatto che le autorità egiziane abbiano accettato di collaborare e che i magistrati locali siano in coordinamento con i nostri, guidati da una figura autorevolissima come il procuratore di Roma Pignatone e accompagnati da investigatori di prim'ordine". "Ma proprio per questo potremo fermarci solo davanti alla verità. Non ci servirà a restituire Giulio alla sua vita. Ma lo dobbiamo a quella famiglia. E, se mi permettete, lo dobbiamo a tutti noi e alla nostra dignità".

"Non credo che la parola guerra sia la parola giusta" scrive Matteo Renzi. "E lo dico sapendo di andare contro il pensiero dominante. Non è un problema semantico o lessicale: utilizzare la parola guerra può servire per mettere al caldo le nostre insicurezze. Ma paradossalmente finisce per fare il gioco dei nostri nemici", sottolinea il premier. "Sono loro che vogliono parlare di guerra. Sono loro che hanno bisogno della nostra paura. Ci vogliono morti, ma se rimaniamo vivi ci vogliono paralizzati dal terrore -prosegue Renzi-. Noi dobbiamo reagire. Distruggendoli, certo (Anche per via militare, dove necessario e possibile). Ma la guerra è fatta da stati sovrani, il terrorismo da cellule pericolose o spietate che non meritano di essere considerate stati sovrani. Loro vogliono farsi chiamare ISIS, Stato Islamico. Noi li chiamiamo Daesh".

Emergenza durerà anni, uniti la supereremo - Quella lanciata dal terrorismo, continua, "è una sfida difficile, durerà mesi, forse anni". "Ma l'Italia dei nostri nonni ha attraversato la notte del fascismo, l'Italia dei nostri genitori ha superato il brigatismo e il terrorismo interno, l'Italia di quando eravamo studenti liceali è stata più forte delle bombe della mafia", prosegue il premier. "Supereremo anche questa e mi conforta leggere tante vostre lettere, belle (tra le altre vi segnalo qui una di Jacopo, qui una di Nicholas)". "Dopo vicende come queste compito di chi guida un Paese è cercare di tenere tutti uniti, indipendentemente dalle singole idee politiche", aggiunge Renzi.

Controllo del territorio con esercito e con i maestri - "Le periferie europee e talvolta le prigioni europee diventano il luogo dove giovani vite vengono attratte da una prospettiva esistenziale folle e autodistruttiva: il controllo sul territorio va fatto anche lì -prosegue il premier-. Con le camionette dell'esercito, certo. Ma anche con i maestri elementari. Con l'illuminazione e le forze di polizia, ovvio. Ma anche con il volontariato e il terzo settore".

Rai, al via dialogo con cittadini su sua 'mission' - "Nelle prossime settimane discuteremo del contratto di servizio per la Rai, di concessione, di temi che solitamente vengono affrontati solo dagli specialisti. Mi piacerebbe che ne parlassero gli italiani - scrive Renzi sulla sua eNews -. Perché la Rai non è del Governo, non è del Parlamento, non è del ministro. La Rai è delle italiane e degli italiani". "E allora ho chiesto agli uffici competenti di aprire un dialogo in tutte le forme, in tutti i luoghi possibili, su cosa si aspettano i cittadini dalla Rai". Il premier prosegue: "Che tipo di servizio educativo? Che tipo di missione informativa? Quale rilancio culturale? Quale protagonismo industriale? Quali idee per i nostri figli?".

Talk show? Ci vado sempre meno - "Qualcuno dice che io voglio i talk-show come piacciono a me. Se guardate, siamo al governo da due anni e i talk-show si moltiplicano" scrive il premier. "E per chi ancora li segue non sarà difficile notare come io ci partecipi sempre meno, ma i miei oppositori talvolta sembrano vivere negli studi televisivi, qualcuno sembra quasi dormire negli studi televisivi. Buon per loro, se si divertono: viva il pluralismo".

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