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Primarie per legge, la proposta del Pd: "Multe per chi non le fa e per chi tradisce"

31 marzo 2016 | 17.34
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(foto Adnkronos)
(foto Adnkronos)

Le primarie per legge. Da celebrarsi in un unico giorno (un 'primarie day'). Valide per tutte le cariche a elezione diretta, ma anche per la scelta del leader nazionale di un partito che, ad esempio per il Pd, corrisponde anche al candidato premier. Non obbligatorie ma con sanzioni (anche pecuniarie) per chi non le fa e per chi non rispetta il risultato della consultazioni: mai più casi alla Cofferati. E aperte soltanto agli aventi diritto di voto: mai più cinesi in fila. E neanche sedicenni.

Questa in sintesi la proposta presentata oggi dal Pd, primi firmatari il deputato Dario Parrini e il senatore Andrea Marcucci. Entrambi vicini a Matteo Renzi. L'intenzione è quella di far marciare il provvedimento speditamente, di pari passo con l'attuazione dell'art.49, ovvero la legge sui partiti già in commissione Affari Costituzionali alla Camera. "Noi siamo convinti che le primarie siano un bene di grandissimo valore e per questo serve una regolamentazione strong", spiega Parrini in conferenza stampa a Montecitorio.

E servono anche fondi per mettere in pratica uno strumento del genere. "Abbiamo calcolato un massimo di 15 milioni di euro annui - dice Edoardo Fanucci-. Le primarie per legge costano, la democrazia ha un senso ma anche un costo. Come lo si sostiene? Noi abbiamo trovato un fondo ("programma 'Fondi riserve speciali'", ndr ) la cui capienza è certificata dalla commissione bilancio".

La democrazia ha i suoi costi, insomma. E toglierebbe "credibilità" alle primarie farle on line come fanno i 5 Stelle. "Le faremo on line quando, invece che ai seggi, voteremo on line anche alle elezioni", dice Parrini. Insomma, gazebo per tutti. Poi su chi potrà votare ai gazebo sarà a discrezione dei singoli partiti. La legge del Pd infatti prevede tre tipi diversi di primarie: aperte, in cui tutti possono votare; semiaperte, come quelle dem, in cui tutti possono votare ma vengono registrati in un albo e si dichiarano elettori del Pd; e infine chiuse, ovvero possono votare solo gli iscritti o chi si è prima pre-registrato.

"Noi continueremo con il nostro sistema di primarie ma non siamo gelosi - dice il senatore Mirabelli in conferenza stampa - e abbiamo indicato anche altre forme". Ci saranno invece delle regole valide per tutti. Intanto, l'istituzione di un collegio dei garanti che sovrintende alla regolarità delle elezioni composto da "tre membri di riconosciuta indipendenza e competenza". Poi il rispetto di una serie condizioni per la presentazione delle candidature, norme di comportamento e trasparenza. E il deposito di una cauzione da parte di chi presenta una candidatura.

Disposizioni valide ovviamente solo per quei partiti che accettano di fare le primarie. "Non possono essere obbligatorie perché andrebbe contro la Costituzione - spiega Parrini - ma abbiamo previsto una serie di disincentivi strong per chi non fa le primarie". Ci sono due tipi di sanzioni: una per chi non partecipa alle consultazioni, una per chi non ne rispetta il risultato.

I partiti che non fanno le primarie non accederanno al 2x1000 e agli sgravi fiscali concessi per le erogazioni liberali. "Non è roba da poco", quantifica Parrini. Mentre chi viola il 'patto di lealtà' non vedrà restituita la cauzione che viene depositata quando si ci si candida. E, di più, se un candidato, che ha perso, corre poi con un'altra lista questo dovrà sborsare di tasca sua la metà della cauzione.

"Se le primarie le rispetti solo se le vinci, allora non va più bene", dice Marcucci ricordando il caso della Liguria in cui Sergio Cofferati, perse le primarie, si candidò comunque. "Abbiamo tenuto conto di quello che non è andato bene fin qui", aggiunge. Non solo 'punire' chi viola il patto di lealtà ma anche delimitare la platea degli aventi diritto al voto.

"Forse è un passo indietro - osserva Marcucci - il Pd in passato ha aperto anche a sedicenni e extracomunitari e ci sono state primarie un po' 'gonfiate' e quindi abbiamo pensato che era preferibile indicare un corpo elettorale in linea con quello che andrà a votare alle elezioni".

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