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Riina jr da Vespa, Cicchitto: "Se un'intervista provoca crisi di nervi il Paese sta messo male"

08 aprile 2016 | 19.00
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(Adnkronos)
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"Non abbiamo visto nessun negazionismo nella puntata di Porta a porta dedicata all’intervista di Vespa al figlio di Riina. L’espressione 'negazionismo' è usata del tutto a sproposito e quindi è solo un’esercitazione di demagogia perché in nessun momento della trasmissione c’è stata una negazione della organica criminalità del fenomeno mafioso". Lo dichiara Fabrizio Cicchitto (Ncd).

"Se la Repubblica italiana si sente così debole -aggiunge- da cadere in una crisi di nervi perché il figlio di un mafioso, chiaramente mafioso anch’egli, viene sottoposto prima alle domande tutt’altro che rispettose di Vespa e poi alla contestazione efficacissima di Antonio Emanuele Schifani, figlio del poliziotto ucciso dalla mafia, che ha fatto una bellissima figura perché molto più vivace intellettualmente dell’opaco epigono di una famiglia mafiosa, significa che siamo combinati malissimo, anche per ciò che riguarda la tenuta complessiva del paese".

"Inoltre siamo di fronte -prosegue- a due pesi e due misure: l’onorevole Lupi ha ricordato tutte le figure 'eccentriche' intervistate in televisione: Michele Sindona, il brigatista rosso Mario Moretti, gli assassini ospiti di Franca Leosini, Renato Vallanzasca, Saddam Hussein, Gheddafi, Graziano Mesina, il killer delle carceri Vincenzo Adraous. Iniziative comunque giuste, perché anche questo è giornalismo".

"Per di più -continua Cicchitto- tutti ricordiamo l’uso televisivo che è stato fatto di Ciancimino jr. Chi è Ciancimino jr? un mafioso, figlio di un pericoloso mafioso, che ha preso al lungo per i fondelli magistrati e giornalisti televisivi, a difesa del suo patrimonio familiare. In effetti stanno emergendo tutti gli spiriti illiberali che sono fortissimi non solo nel Movimento 5 Stelle ma anche nel PD e in settori delle istituzioni".

"La conseguenza rischia di essere la fortissima tendenza a fare del giornalismo televisivo una sorta di messa cantata, ovviamente a beneficio delle tv private, perché -conclude- di un moderno MinCulPop quale sarebbe l’istituzione di una sorta di censura preventiva non si sente affatto il bisogno".

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