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Rai, Cda approva nomine direttori Tg. Bianca Berlinguer avrà striscia quotidiana

04 agosto 2016 | 15.27
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Il Cda Rai ha approvato a maggioranza le nomine dei nuovi direttori delle testate giornalistiche della Rai proposti dal Dg Antonio Campo Dall'Orto: Ida Colucci al Tg2, Luca Mazzà al Tg3, Andrea Montanari al Gr e Nicoletta Manzione a Rai Parlamento. Hanno votato contro i consiglieri Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Giancarlo Mazzuca. Critici Rita Borioni e Franco Siddi che, però, hanno votato a favore.

A quanto si apprende, è stato trovato l'accordo tra i vertici della Rai e l'ex direttore del Tg3 Bianca Berlinguer. La giornalista avrà a disposizione una striscia quotidiana, dal lunedì al venerdì, che partirà da fine settembre e andrà in onda su Rai3 per 30 minuti dalle 18.30, prima del Tg della sera. Berlinguer, che avrà libera scelta per quanto riguarda la squadra dei collaboratori, avrà inoltre, da febbraio, uno o due approfondimenti in seconda serata con la possibilità di collaborare con Michele Santoro e la sua factory.

Dopo le ultime nomine Rai i senatori della minoranza Pd Federico Fornaro e Miguel Gotor hanno annunciato le dimissioni dalla Vigilanza: "Il Partito democratico non è nato per riprodurre i vizi del passato, ma per cambiare l’Italia e, convinti che un altro Pd sia possibile, ci dissociamo da uno stile e da un costume politico che non ci appartiene e coerentemente rassegniamo le nostre dimissioni dalla Commissione di Vigilanza Rai".

Per i due senatori dem "le nomine dei nuovi direttori generali rispondono a una logica di normalizzazione dell’informazione pubblica, alla vigilia di importanti scadenze politiche e istituzionali e nulla hanno a che vedere con il progetto di una 'nuova Rai' promesso dal Pd e dall’attuale governo e oggi platealmente disatteso". "In realtà - sottolineano - siamo di fronte a pratiche e a logiche di una gravità tale da evocare il tema della questione morale di Enrico Berlinguer, quando, nel 1981, denunciava l’occupazione da parte dei partiti di governo delle principali istituzioni dello Stato, Rai compresa".

Sulle nomine arriva anche la dura nota di Usigrai e Fnsi. "È ormai evidente che non esiste nessun piano - scrivono - Così come è chiaro che esisteva solo la necessità di occupare nuove poltrone. Non cadremo certo nella trappola di parlare di questo o quel direttore. Quello che ci interessa è che si chiamino le cose con il loro nome: occupazione di posti e pura lottizzazione. Questo è stato deciso dal Direttore generale e votato oggi, per di più a maggioranza, dal Cda della Rai". "La scelta di interni, più volte da noi chiesta, non ci fa cambiare idea: noi abbiamo sempre detto che volevamo prima un progetto, per poi individuare i profili adatti. Da oggi perlomeno - aggiungono - è svelato pubblicamente il bluff di chi, al vertice dell'azienda come in consiglio di amministrazione, è arrivato come sedicente innovatore e si è rivelato per quello che è: conservatore, reazionario, come nei momenti più bui della Prima Repubblica".

Critico Pier Luigi Bersani che sulla sua pagina Facebook scrive: "La Rai è un'azienda che ha un drammatico bisogno di un serio piano industriale. Di questo deve occuparsi e preoccuparsi l'azionista pubblico. Il Parlamento deve semplicemente indicarle la missione e dire cioè che cosa si intende per servizio pubblico. E validare in quel contesto la nomina degli amministratori, che risponderanno dei risultati. Tutto qui. Tutto il resto è del demonio. Una politica che pensasse di garantirsi lo storytelling per via di informazione sarebbe patetica".

A intervenire è anche Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, per il quale "le dimissioni dei senatori Gotor e Fornaro, al di là della coerenza, dovrebbero far riflettere il gruppo dirigente del Pd su un'altra occasione persa. La politica non ha smesso la sua influenza sulla Rai". "Dopo la scelta non scontata che aveva portato, ad esempio, alle nomine di Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi si è tornati a una vecchia prassi - prosegue il deputato del Pd - Temo che in questo modo il servizio pubblico non vada nella direzione che servirebbe: autonomia, indipendenza, pluralismo. Spero vi sia tempo e volontà per comprenderlo. Per il bene della Rai e di una informazione ricca".

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