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M5S, direttorio non si allarga ma c'è chi chiede reset

08 settembre 2016 | 12.41
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Nella foto Luigi Di Maio, vice presidente della Camera,  e Virginia Raggi (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nella foto Luigi Di Maio, vice presidente della Camera, e Virginia Raggi (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Niente allargamento del direttorio. I cinque scelti da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - Luigi Di Maio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco e Carlo Sibilia - resteranno cinque. Lo assicurano fonti M5S all'Adnkronos, spiegando che l'allargamento di cui si vocifera, chiesto oggi sulle pagine del Fatto quotidiano dalla senatrice Barbara Lezzi e voluto da molti, non è sul tavolo. Al limite si rivedranno le deleghe assegnate ai cinque, ma di 'new entry' non se ne parla.

Eppure la rabbia verso i 5 monta, nel mirino soprattutto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che ieri ha chiesto pubblicamente scusa per la vicenda Muraro. Scuse che a molti, nelle file del Movimento, non sono bastate. Così c'è chi, tra gli eletti, chiede "non un passo indietro ma dieci" al candidato premier in pectore del M5S. Il malcontento si registra soprattutto tra i senatori, rimasti fuori dal direttorio e pronti a chiedere un incontro a Grillo, che oggi resterà a Roma per motivi strettamente personali -assicurano dallo staff- dunque difficile che avrà tempo e modo di incontrare qualcuno.

Si prospettano giorni duri per Di Maio, Di Battista e gli altri. O meglio per l'intero Movimento. Perché tra i delusi c'è anche chi se la prende con Grillo, 'reo' di essersi "accontentato, assieme a Luigi, di una vittoria di Pirro", si sfoga una deputata di spicco del Movimento.

Il riferimento è al parere dell'Anac sulle nomine di Raffaele Marra e Salvatore Romeo -profili di illegittimità per l'Anticorruzione- "sono certa che Raggi sapesse perciò ha acconsentito al loro depotenziamento. E' l'ennesima presa per c... di Virginia", si dice convinta la parlamentare. Ieri l'immagine di unità davanti alle telecamere, Grillo in prima fila. Ma la tregua nel Movimento appare lontanissima. Anche perché i 'ribelli' sono pronti a far "fronte comune" per chiedere un cambio di passo.

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