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Referendum, M5S e Sinistra Italiana fanno ricorso al Tar: "Quesito è una truffa"

05 ottobre 2016 | 13.23
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ricorso al Tar contro il Decreto del presidente della Repubblica di indizione del referendum del 4 dicembre prossimo sulle riforme, e in particolare sulla formulazione del quesito, è stato presentato dai senatori Vito Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sel) e dagli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi. Ne dà notizia un comunicato del gruppo Misto del Senato di cui De Petris è presidente.

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"I ricorrenti - si legge nella nota - lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall'articolo 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione 'degli articoli' revisionati e di ciò che essi 'concernono'" e "il quesito così formulato finisce per tradursi in una sorta di 'spot pubblicitario', tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del Governo che ha preso l'iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale".

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"Sapete chi ha deciso il quesito sulla scheda per il referendum? La legge italiana. Non lo dite a quelli del comitato del No, potrebbero restarci male". Così il premier Matteo Renzi durante una convention nell'ambito della campagna 'Basta un sì' a Treviso. "E' una decisione della legge. Noi intitoliamo una legge e loro potevano emendarla: hanno fatto 84 milioni di emendamenti, ma il titolo andava bene a tutti. Noi abbiamo raccolto le firme per il referendum, ma anche il comitato del no lo ha fatto. Volete sapere su quale quesito quelli del NO hanno raccolto le firme? Lo stesso", ha spiegato Renzi.

Sulla questione è intervenuta anche Maria Elena Boschi. "La domanda del referendum corrisponde al contenuto della riforma, tutto ciò che è scritto nel quesito corrisponde al contenuto del referendum, non si può avere paura della verità" ha detto la ministra delle Riforme a 'Porta a Porta'. "Bisogna premettere che è la Cassazione che ammette il quesito, non il governo - ha sottolineato - Detto ciò è interesse di tutti avere un quesito chiaro e comprensibile, avrei capito se Grillo avesse fatto polemica per dire che non si capiva il quesito. Il Comitato del no ha provato a raccogliere le firme e il quesito che hanno proposto era lo stesso identico, una polemica a posteriori è un ulteriore tentativo di sviare il dibattito dal merito".

"Appena entra in vigore la Costituzione faremo subito la legge elettorale per il Senato: la deve fare questo Parlamento" ha aggiunto Boschi a 'Porta a Porta'. I senatori saranno scelti dai cittadini? "Si, esatto", ha risposto la ministra delle Riforme alla domanda di Bruno Vespa.

A Maria Elena Boschi ha replicato Luigi Gaetti, capogruppo M5S Senato: "Oggi il M5S ha svelato la truffa del governo sul quesito referendario. Il vero testo che andrebbe sottoposto agli italiani è un altro e dovrebbe citare queste parole: 'Approvate il testo della legge costituzionale concernente l'elezione dei senatori ad opera dei segretari dei partiti anziché dei cittadini, la concessione dell'immunità per consiglieri regionali e sindaci che faranno un doppio lavoro, il mantenimento dei costi sostanziali del Senato, l'accentramento di competenze regionali, ma solo per 15 Regioni ordinarie, la triplicazione (da 50mila a 150mila) del numero di firme per le leggi di iniziativa popolare?".

"NESSUN INTERVENTO QUIRINALE, QUESITO DECISO DA CASSAZIONE" - In relazione a quanto affermato in una nota di ricorrenti al Tar Lazio, "in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario", negli ambienti del Quirinale si era già precisato che "il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall'articolo 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento".

"Qui mi sembra che si stia volutamente tentando di fare confusione. Eppure la legge 352 del 1970 è chiara" commenta l'avvocato Enzo Palumbo. "Un conto - afferma il legale in una nota diffusa dal Comitato per il No - è la richiesta di referendum, che è regolato dall'art. 4; un altro conto è il quesito che è regolato dall'art. 16".

"E infatti - aggiunge - la Cassazione si è limitata a prendere atto che la richiesta di referendum era legittima ai sensi dell'art. 4 (cioè c'era il numero di firme necessario, la documentazione era formalmente corretta ecc). A quel punto - continua Palumbo - scattano i requisiti imposti dall'art. 16 che indica in termini precisi e senza equivoci come deve essere scritto il quesito, cioè specificando quali sono gli articoli oggetto di referendum".

"E non si dica - prosegue - che la legge impone di ricopiare il titolo della legge approvata dal Parlamento: in passato si è fatto così ma solo perché si trattava di formulazioni neutre basate sui titoli e dunque l'indicazione dell'articolo era superflua. In uno stato di diritto - conclude Palumbo - i comportamenti delle istituzioni non sono regolati dalle persone che ricoprono quel ruolo ma dalla legge".

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