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L'analisi

Dalla Gran Bretagna all'Italia, gli effetti dei referendum sull'Europa

04 dicembre 2016 | 13.23
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(Afp)
(Afp)

Dalla Francia e l'Olanda all'Italia, passando per Grecia e Gran Bretagna: sono questi i 5 referendum che negli ultimi 11 anni per motivi diversi hanno inciso sul funzionamento dell'integrazione europea. La consultazione in Italia è infatti rilevante per l'Europa anche se il voto riguarda una questione nazionale come la riforma della Costituzione e non la carta europea bocciata da francesi e olandesi nel 2005 o l'austerity respinta dai greci l'anno scorso o, ancora, il divorzio dall'Ue sancito dai britannici agli inizi di questa estate.

A causa dell'interconnessione del sistema economico, monetario e finanziario della zona euro se la vittoria del no facesse traballare le fragili banche italiane si potrebbero innescare effetti a catena verso gli istituti della zona euro. Ma una vittoria del no, nell'analisi di diversi osservatori, avrebbe conseguenze più evidenti se favorisse l'ascesa di un movimento dichiaratamente anti-euro, come M5S.

FRANCIA - Il primo pesante colpo all'Europa è stato inferto dai francesi con la bocciatura della Carta comune nel referendum del 29 maggio del 2005 con il 54,87% dei 'no' e il 45,13% dei 'sì'. Lo schiaffo al testo a colpi di slogan contro 'l'idraulico polacco' o 'la direttiva Bolkenstein sui servizi' sono state le prime avvisaglie della disaffezione che oggi cavalcano i movimenti euroscettici e populisti.

OLANDA - A ruota dopo il 'no' francese è giunto quello olandese, il primo giugno 2005 con il 61,6% dei 'no' alla costituzione europea contro il 38,4% dei 'si'. A dominare la campagna referendaria per il 'no' c'era già il leader di destra, xenofobo e populista Geert Wilders, ancora oggi capofila dei movimenti anti-Ue.

GRECIA - Con il dossier ellenico è stata per la prima volta messa in discussione l'irreversibilità dell'Unione, linguisticamente resa con il neologismo Grexit, una crasi tra Grecia e Exit. Apice della mancanza di fiducia e disaffezione all'austerity è stato il referendum del 5 luglio 2015 nel quale i greci con il 61,31% dei voti hanno bocciato la ricetta di risanamento imposta dalla troika per concedere un nuovo piano di salvataggio ad Atene.

GRAN BRETAGNA - Ma è senza dubbio la vittoria di Brexit al referendum del 23 giugno la più grave ferita inferta all'Europa, quando con il 51,9% dei voti favorevoli e il 48,1% dei contrari i britannici hanno sancito l'uscita del Regno Unito dall'Ue. Primo nel suo genere, il referendum sull'adesione rischia di rappresentare un pericoloso precedente per il futuro dell'Unione.

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