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Mentana post referendum: "Le opposizioni hanno sentito l'odore del sangue"

05 dicembre 2016 | 10.58
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Enrico Mentana (fermo immagine video La7)
Enrico Mentana (fermo immagine video La7)

"Come ha detto Obama dopo il trionfo di Trump, il sole ha continuato a sorgere anche da noi". All'indomani del referendum costituzionale che ha portato alle dimissioni del premier Matteo Renzi Enrico Mentana, in un lungo post su Facebook, espone le sue riflessioni sul futuro della politica italiana. "La crisi di governo è certo un passaggio drammatico, ma la situazione è aperta, e nessuno è in grado di anticiparne i prossimi capitoli - scrive il direttore del Tg La7 sul proprio account social - C'è un futuro per il Pd dopo Renzi? E per il centro-sinistra? Siamo a un terzo tornante storico, dopo la Brexit e la svolta americana?"

"Le opposizioni hanno sentito l'odore del sangue - continua Mentana - le elezioni anticipate mentre ancora il Pd non si è ripreso dalla botta fanno gola al Movimento 5 Stelle ma anche a un centro-destra molto meno debole e disunito di quanto non si credesse. Ma il M5S ha un vantaggio, non deve trovare i volti che incarneranno la sua candidatura alla guida del paese, li ha già. Il centro-destra ancora no, e non sarà facile identificare la guida, oltretutto con un Berlusconi tornato in scena con grande tempismo. Inamovibile ma incandidabile, a meno di non credere a una riabilitazione dalla corte di Strasburgo. La mia opinione è che il candidato premier di quella parte sia ancora dietro le quinte, come un Silvio 2.0 di cui non conosciamo il profilo".

"E il Pd, i renziani, e chi da sinistra lo ha combattuto? - si chiede il giornalista - Io credo che rischino grosso. In Europa tutti i partiti socialisti, e più in generale le sinistre, vivono una crisi non congiunturale. Prima ancora di chiedersi se Renzi avrà la forza di rigenerare quella carica energetica e propositiva che lo aveva proiettato al vertice del partito e del governo, bisogna domandarsi quali risorse può trovare quel Pd che nel suo decennio di vita è stato veltroniano, poi bersaniano e quindi renziano, dando sempre l'impressione che il suo corpo vestisse con disagio l'abito nuovo, tra nostalgie del passato e remore sul futuro".

"Renzi esattamente tre anni fa lo ha scalato ma non conquistato nel cuore - afferma ancora Mentana - Si sono affidati a un leader forte, con idee da spendere subito e la mentalità del fare tipica dei sindaci: ma un partito erede diretto della politica del novecento ha bisogno di una prospettiva, di un sogno, di un obiettivo da indicare. Se no appassisce".


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