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'Mani in tasca' vs 'responsabilità', Renzi-Gentiloni pareggiano al Senato

14 dicembre 2016 | 17.32
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'Mani in tasca' vs 'responsabilità', Renzi-Gentiloni pareggiano al Senato

Doveva essere l'ultima fiducia data a un governo, era il 24 febbraio del 2014. Quasi tre anni dopo, però, il Senato è tornato a votare la fiducia ad un nuovo esecutivo. In mezzo, mille giorni a palazzo Chigi di Matteo Renzi e una riforma istituzionale 'affondata' dal referendum del 4 dicembre.

Le differenze tra gli ultimi due 'via libera' dell'aula di palazzo Madama a un presidente del Consiglio sono abissali, per forma e sostanza. Non solo perchè a palazzo Chigi, intanto, non c'è più Renzi ma Paolo Gentiloni. Perchè l'ex premier, nel 2014, al Senato si era presentato avendo bene in testa l'obiettivo della sua riforma istituzionale. E, tanto per cambiare, era stato schietto.

"Vorrei essere l'ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quest'aula", aveva detto Renzi. "Io non ho l'età per sedere nel Senato della Repubblica: non vorrei iniziare con una citazione colta e straordinaria della bravissima Gigliola Cinquetti, ma è così", aveva aggiunto.

Mano in tasca più di una volta, un'ora e dieci di discorso (interrotto da 17 applausi), Renzi aveva invitato i senatori a quello che lui stesso in seguito ha definito il banchetto del Ringraziamento. Offrendo però non un posto a tavola ma il ruolo del tacchino. Quasi tre anni dopo, a riforma istituzionale bocciata, è toccato a Gentiloni (ri)presentarsi a palazzo Madama per chiedere la fiducia.

Un altro mondo. Non solo per l'approccio del presidente del Consiglio, certo più 'felpato' del suo predecessore. Anche se Gentiloni è apparso più grintoso al Senato che alla Camera il giorno prima. Ha presentato il suo governo di "responsabilità", non ha citato Luigi Tenco (come aveva fatto a Montecitorio) ma Carlo Azeglio Ciampi: "Per il tempo necessario per questa delicata transizione e servirò con umiltà gli interessi del Paese".

Ma, soprattutto, non ha fatto il vago: "Ho condiviso la riforma, ma il popolo ha deciso con un referendum dal risultato molto netto. Quindi potrei dire che la fiducia che chiedo al Senato è un po' particolare: chiedo la vostra fiducia e esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative". E il Senato, evidentemente, ha apprezzato. Perchè alla fine tra Renzi e Gentiloni è finita alla pari: 169 voti.

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