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Berlusconi: "Voglio vincere ma se nessuno al 50% intesa inevitabile"

15 gennaio 2017 | 10.56
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(Fotogramma)
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"E' necessario chiarire che, quando chiedo il sistema proporzionale, non lo chiedo affatto per fare le larghe intese. Io voglio vincere le prossime elezioni con il centrodestra, che mi auguro unito su un progetto liberale e riformatore". Lo afferma Silvio Berlusconi, intervistato dal 'Corriere della Sera'.

"Dico però - sottolinea - che l’Italia è troppo fragile per permettersi governi espressione di una minoranza di elettori, e nei quali il resto del Paese non si riconosce. Oggi in Italia esistono tre grandi aree: noi, il Pd e i grillini, molto simili per consistenza numerica. Nessuno di questi tre poli allo stato sembra in grado di governare da solo".

"Se gli italiani non daranno più del 50% a un solo polo, sarà inevitabile accordarsi. Ma - sottolinea Berlusconi - non è certo il nostro obiettivo. Noi vogliano vincere da soli con il 51% e consideriamo un accordo con altre forze una soluzione residuale".

Se Matteo Renzi "ha sprecato" il patrimonio di credibilità che si era creato "con un comportamento inadeguato", "voglio credere cha abbia pagato anche il prezzo dell’inesperienza" anche perché, spiega l'ex premier, con il Pd, ma anche con le altre forze politiche, sarà ora necessario collaborare per la legge elettorale e per riprendere il cammino di riforme costituzionali veramente utili e condivise".

Quindi, auspica il leader Fi, "speriamo che il Pd dimostri finalmente quell’atteggiamento costruttivo e leale che finora è mancato. Ma è chiaro che la convergenza è limitata alle regole. Noi rimaniamo diversi e alternativi".

"Noi vogliamo il voto nel tempo più breve possibile - dice Berlusconi - Il governo Renzi è caduto perché ha voluto usare il referendum per ottenere quella legittimazione elettorale che non aveva mai avuto dalle urne. È ora quindi che gli italiani possano scegliere da chi essere governati. Tuttavia è necessaria una legge elettorale che consenta, come ha detto il presidente Mattarella, di andare al voto con un sistema ordinato e razionale. Questo richiede dei tempi tecnici. Aspettiamo che la Corte Costituzionale si esprima sulla legge elettorale: indicherà criteri dei quali dovremo tenere conto".

Il leader di Fi nega di lavorare per portare avanti la legislatura al termine naturale. "Il governo Gentiloni, - afferma - tranne la figura del presidente del Consiglio, è la fotocopia del precedente. Quindi non abbiamo motivi per sostenerlo, né per volerne prolungare la vita. Al contrario, ripeto, appena tecnicamente possibile si dovrà andare al voto".

"Nel frattempo - rileva - il Paese dev’essere governato. Quello di Gentiloni è chiaramente un governo di transizione verso il voto, ma i problemi - come la povertà crescente - sono gravi e non si vive di legge elettorale. Perciò siamo disponibili, dall’opposizione, a votare ogni provvedimento che a nostro parere sia positivo e utile per gli italiani". In ogni caso, per modificare la legge elettorale, "i tempi non sono brevissimi, purtroppo", per poter dire se si voterà in primavera o all'inizio del 2018.

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