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Sei decreti in due mesi, i provvedimenti del governo Gentiloni

12 febbraio 2017 | 13.55
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(Afp)
(Afp)

Sei decreti in due mesi di governo. Questi finora i provvedimenti messi in campo sotto la guida del premier Paolo Gentiloni, tutti o quasi all'insegna dell'emergenza. A tirare le somme dell'operato del presidente del Consiglio e dei suoi ministri fin qui, è il Sole 24 Ore.

"Entrato in carica il 12 dicembre dopo l'esito del referendum costituzionale e le dimissioni di Matteo Renzi - scrive oggi il quotidiano economico -, i primi provvedimenti del governo Gentiloni sono stati legati all’emergenza o alla necessità di tradurre in atti legislativi le misure già previste dal suo predecessore: dal decreto banche a quello sul Mezzogiorno, passando per il classico «milleproroghe» di fine anno e al Dl in favore delle popolazioni colpite dai terremoti. Ma se questi quattro decreti hanno il carattere dell'urgenza, già i provvedimenti presi nell’ultimo consiglio dei ministri di venerdì (i Dl su immigrazione e sicurezza urbana) indicano una visione più a medio-lungo termine".

"Un tratto - sottolinea ancora il quotidiano - che ancor di più mostreranno le misure attese già dalle prossime settimane. In primis quelle per far fronte alla correzione di 0,2 punti di Pil chiesta da Bruxelles. Ma c'è anche tutta la partita previdenziale, con il processo di attuazione delle misure sull'Anticipo pensionistico (Ape) previste dall’ultima legge di Bilancio. Tra i fronti aperti - spiegano -, c'è pure quello sui voucher, su cui incombe anche il referendum. Dopo la tracciabilità, il governo pensa di intervenire per tornare allo spirito originario della norma, così da utilizzare i voucher solo per il lavoro accessorio e occasionale".

E nell'agenda di governo, sarà cruciale l'attuazione della riforma Madia sulla PA, prevista per la prossima settimana: "In consiglio dei ministri - spiega il Sole 24 Ore - arriveranno i tre decreti correttivi su assenteisti, nomine dei direttori sanitari e taglia-partecipate. Su quest'ultimo si lavora ancora all’intesa con Regioni ed enti locali e le ultime bozze spostano a giugno le scadenze (ora fissate al 23 marzo) entro cui le Pa dovranno indicare nei piani di razionalizzazione la chiusura delle società non in linea con la riforma e le aziende pubbliche dovranno stilare gli elenchi degli esuberi. Si discute ancora sui parametri di fatturato: le attuali regole impongono di dismettere le società che non arrivano a un milione, mentre gli enti locali chiedono di scendere a 500mila euro". Atteso per domani, invece, l'incontro con i sindacati sulla riforma del pubblico impiego e le norme su contratti, licenziamenti e premi di produttività.

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