"Il Pd è la cosa più imperfetta che genera rancore e scontento, ma anche la cosa più importante che abbiamo fatto: non possiamo lasciare che la casa crolli". Lo ha detto Andrea Orlando, ministro della Giustizia, a Genova per presentare la sua candidatura alla segreteria nazionale del partito.
"Abbiamo fatto fatica a costruirla - ha sottolineato - dieci anni fa, abbiamo lasciato vecchie appartenenze e fatte nuove. Ci siamo messi sotto lo stesso tetto, abbiamo fatto bene nonostante tutto".
"Il primo risultato del congresso è stata una scissione - ha continuato il Guardasigilli - Sbaglia sempre chi se ne va, ma vedere che tanta gente era contenta della scissione mi ha spinto a candidarmi. Ho sentito dire ‘siamo più leggeri, andiamo più veloci', il problema è che non si sa dove andiamo più veloci. Poi è arrivato Michele Emiliano e ha smentito le mie più funeste profezie, annunciando la candidatura contro Renzi: questa è lotta libera. A quel punto ho deciso che non potevo stare a guardare perché alla fine è in pericolo il Pd".
"Io mi candido per guidare il Pd, non mi candido contro nessuno - ha scandito Orlando - perché penso di avere delle idee e delle proposte per far andare avanti il Partito democratico". Ed ha messo in chiaro: "Rifiuto l'idea di dover fare la sinistra del Pd. Io voglio fare il Pd così come era stato pensato all'origine, quando siamo partiti: Pci, Dc, Pri, Socialisti, e quelli nati dopo".
"A tenerci insieme - ha sottolineato ancora - non può essere soltanto un leader. Un leader serve ma, se non c'è anche un dibattito, un programma e un modo collegiale per affrontare questioni e sfide, non si riesce. Serve una comunità. Nessun può affrontare da solo le sfide che abbiamo di fronte".
"Non possiamo perdere nessuno per strada - ha poi avvertito - perché se il Partito democratico, che è nato per unire, perde uno degli ingredienti che lo hanno fatto crescere, diventa un'altra cosa. Questo io credo non sia un bene né per l'Italia né per il centrosinistra".