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Addio Alfredo Reichlin, padre della sinistra italiana

22 marzo 2017 | 08.29
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Alfredo Reichlin (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Alfredo Reichlin (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

a cura della redazione web

"Sono afflitto da mesi da una malattia che mi rende faticoso perfino scrivere queste righe. Mi sento di dover dire che è necessario un vero e proprio cambio di passo per la sinistra e per l’intero campo democratico. Se non lo faremo non saremo credibili nell’indicare una strada nuova al paese". Solo qualche giorno fa scriveva così Alfredo Reichlin, sull'Unità ribadendo come la politica "così screditata" stesse, a suo avviso, per spazzare via "un'intera generazione". Il padre della sinistra italiana è morto ieri, a Roma, a 91 anni. Domani dalle ore 9.30 alle 14.30 sarà allestita nella Sala Aldo Moro di Montecitorio la camera ardente. Dalle 15, nella Sala della Lupa, si terrà una commemorazione del dirigente politico scomparso.

Ex partigiano, allievo di Palmiro Togliatti, prima membro della Direzione del PCI, poi per trent'anni tra i suoi dirigenti storici, direttore de l'Unità, e approdato poi nel Pd, Reichlin è stato uno dei protagonisti indiscussi della politica italiana. Sposato in prime nozze con Luciana Castellina, dalla quale ha avuto due figli, Lucrezia e Pietro, dal 1982 era sposato con Roberta Carlotto, che aveva avuto a sua volta una figlia, Silvia, dal precedente marito.

Tanti i messaggi di cordoglio arrivati dal mondo della politica, dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, all'ex segretario del Pci Achille Occhetto: "Ricordo Alfredo Reichlin grande dirigente della sinistra - scrive su Twitter il premier Gentiloni - Una vita esemplare di impegno verso i più deboli e di responsabilità nazionale". "La scomparsa di Alfredo Reichlin lascia un vuoto profondo - dichiara Matteo Renzi - Se ne va una delle personalità di maggiore spicco della sinistra italiana, un punto di riferimento per generazioni di donne e uomini impegnati nella cosa pubblica. Lo ricordiamo con affetto e riconoscenza e siamo vicini alla famiglia in quest'ora di dolore".

"Abbiamo perso Alfredo #Reichlin, intellettuale, lucido interprete della politica - scrive su Twitter capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato - I suoi scritti rimarranno per noi punto di riferimento". "Addio Alfredo #Reichlin, protagonista di tante battaglie della sinistra italiana - twitta il ministro Martina - La tua voce mancherà". Conversando con l'Adnkronos, l'ex segretario del Pci, Achille Occhetto si è detto "profondamente addolorato" per la perdita di Reichlin "che è stato, nei momenti più difficili e belli della mia storia politica, un importante amico e compagno". "Con lui - prosegue Occhetto - viene a mancare un militante coraggioso e intelligente che ha avuto un grande impegno nei momenti decisivi della storia per la libertà nel nostro paese". Occhetto ricorda il ruolo svolto dall'ex dirigente comunista "a partire dal suo coraggioso impegno nella resistenza antifascista, fino ad attraversare le più importanti tappe della lotta politica, dal dopoguerra a oggi".

Nato a Barletta il 26 maggio 1925, all'età di cinque anni Reichlin si trasferisce a Roma, dove il padre esercita la professione di avvocato. Nella Capitale Reichlin partecipa alla Resistenza con le Brigate Garibaldi, facendo parte dei GAP. Catturato dai fascisti viene liberato dall'intervento del futuro giornalista de L'Unità Arminio Savioli, e ottenuta la maturità classica, nel 1946 si iscrive al Partito Comunista Italiano, di cui fu uno dei dirigenti più importanti per circa trent'anni.

Allievo di Palmiro Togliatti, diventa vicesegretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana e nel 1955 entra ne l'Unità, di cui dopo un anno diventa vicedirettore. Promosso a direttore nel 1958, negli anni sessanta si avvicina alle posizioni di Pietro Ingrao. Quando l'attrito tra Togliatti e la corrente di Ingrao diventa inconciliabile, Reichlin viene allontanato dai quadri de l'Unità per far spazio alla nuova direzione di Mario Alicata.

Da Segretario regionale del Pci in Puglia è molto attento alla questione meridionale, alla quale dedica anche le sue opere 'Dieci anni di politica meridionale. 1963-1973' e 'Classi dirigenti e programmazione in Puglia'. Deputato nazionale fin dal 1968, durante gli anni Settanta entra nella direzione nazionale del partito e collabora con Enrico Berlinguer. Successivamente diventa favorevole alle trasformazioni del partito da PCI in Partito Democratico della Sinistra prima, da PDS in Democratici di Sinistra poi, e infine da DS a Partito Democratico.

Dal 1989 al 1992 è inoltre 'Ministro dell'Economia' del governo ombra del Partito Comunista Italiano e presidente della commissione per la stesura del 'Manifesto dei Valori' del Pd. Tra i suoi scritti più noti, oltre a 'Dieci anni di politica meridionale. 1963-1973' (1974) si ricordano 'Una nuova frontiera per lo sviluppo. Il PCI e l'imprenditoria diffusa' (1985), 'Italia e Europa. La sfida dell'unione' (1996), 'Note sul decennio. La sinistra e la crisi della nazione italiana'(2000), 'Ieri e domani. Memoria e futuro della sinistra' (2002), 'Riformismo e capitalismo globale. A nuove domande nuove risposte', con Giorgio Ruffolo (2003) e 'Il midollo del leone. Riflessioni sulla crisi della politica' (2010).

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