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Pd, assemblea proclama Renzi segretario

07 maggio 2017 | 10.39
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(Foto dal profilo Instagram del Pd)
(Foto dal profilo Instagram del Pd)

"Grazie a chi oggi si rimette in cammino. Cinque mesi fa, il 7 dicembre, concludevo l'assemblea Pd dimettendomi da premier", adesso è il momento "di ripartire". Matteo Renzi apre così l'intervento all'assemblea del Pd subito dopo la proclamazione a segretario dopo aver stravinto le primarie. Basta prendere i numeri dell'assemblea: 88 delegati con Michele Emiliano, 212 con Andrea Orlando e 700 con il neo segretario.

Agli avversari delle primarie, Renzi chiede lealtà. "Basta sparare sul quartiere generale" perché il popolo dem "non vuole polemiche" e il segretario è certo che "non premierà" chi ha scelto la strada della scissione. Un discorso quello di Renzi che si concentra su alcuni messaggi. Il sostegno al governo Gentiloni che si accompagna però a una 'scaletta' da campagna elettorale tra gli attacchi all'avversario Beppe Grillo e un'agenda, un programma del Pd a trazione renziana. Riassunto in 3 parole: lavoro, casa, mamme.

Una parola d'ordine, lavoro, che richiama le radici del Pd e le altre due che parlano ad altri mondi. Certamente a un mondo 'moderato'. E poi la legge elettorale. Renzi si rivolge direttamente al presidente Sergio Mattarella e al suo monito alle Camera. Il segretario scandisce che "il Pd non farà il capro espiatorio" visto che fin qui tutte le proposte avanzate sono state bocciate. Infine, l'Europa che "non può essere lasciata ai tecnocrati".

GOVERNO - "Da cinque mesi diciamo con forza che nessuno del Pd ha messo o metterà in discussione il governo guidato da Gentiloni, a cui va la nostra amicizia, stima e riconoscenza. Lo diremo tutti i giorni da qui a fine legislatura la cui durata dipende dal governo stesso e dall'attività parlamentare", ha detto Renzi. "Sono contento - ha aggiunto - del lavoro che fa il governo, quando mette soldi sulle periferie, sulla povertà, sulle mamme, non sta facendo opere di discontinuità ma sta concludendo un lavoro".

LEGGE ELETTORALE - "Diciamo anche una parola di verità sulla legge elettorale. La diciamo rivolgendoci con deferenza e rispetto verso il signor presidente della Repubblica", ha detto Renzi. L'onere di fare una proposta tocca alle opposizioni, ha sottolineato, a "quelle forze politiche che hanno detto no, no, no" e che "oggi hanno una responsabilità davanti al Paese. Noi abbiamo proposto la riforma, l'estensione dell'Italicum, il Mattarellum, il tedesco e hanno sempre detto no a tutto". A noi, ha aggiunto, "va bene tutto purché i cittadini siano lasciati liberi di scegliere".

'ROSICO' PER DOPPIO TURNO FRANCIA - "Rosico per il voto di stasera" con il doppio turno in Francia "perché il ballottaggio avrebbe dato ai cittadini la possibilità di scegliere. Macron va al ballottaggio con il 23 per cento e noi a casa con il 41", ha detto Renzi.

TRE PAROLE PER IL PD - Le indica Matteo Renzi all'assemblea del Pd. "La nostra prima parola è 'lavoro', non assistenzialismo. Il Pd è il partito del lavoro". La seconda parola è 'casa' il luogo in cui viviamo ma che vuole dire anche comunità, ambiente e sicurezza". E la terza parola è 'mamme': "E' la questione politica del nostro tempo, e che nel 2017 la maternità possa essere considerata un ostacolo è assurdo". Tre parole per il Pd da contrapporre al "populismo" dei 5 Stelle, alle 'bufale' sui vaccini, incalza Renzi. Il segretario coglie anche l'occasione per rivendicare la legge sulle unioni civili, replicando a chi parla di flop: "I diritti si affermano, non si contano".

M5S - "Ho visto un candidato sindaco di un altro partito che ironizzava sull'affluenza alle primarie. E' lo stesso che ha fatto le comunarie con alcune centinaia di volti, le ha perse e il capo ha detto 'quella che ha vinto non va bene' e ha scelto lui. Hanno detto che abbiamo un problema con l'affluenza? Voi avete problemi con l'influenza, fatevi vedere". E poi un affondo sul governo grillino a Roma: "Domenica prossima mettiamo le magliette gialle" da volontari "e andiamo a pulire questa città che è sporca".

LEGITTIMA DIFESA - "Non abbiamo mai inseguito la destra sulla sicurezza. Ma non la spieghi una distinzione tra giorno e notte sulla legittima difesa. O accetti che la legittima difesa è un valore o non la spieghi", ha detto Renzi tornando sulla questione del legittima difesa.

Pd, Orlando marca opposizione a Renzi: "A Berlusconi preferisco Bersani"

L'assemblea del Pd ha eletto Matteo Orfini presidente (i voti contrari sono stati 16 e 60 gli astenuti). Eletti anche Barbara Pollastrini e Domenico De Santis vicepresidenti e tesoriere Francesco Bonifazi (11 astenuti, nessun contrario). Maurizio Martina è stato eletto vicesegretario unico del Pd

MALUMORI IN AREA ORLANDO - Dicono che la chat della mozione Orlando sia infuocata. Al centro della discussione il voto in ordine sparso (18 no, 60 astenuti) sulla presidenza di Matteo Orfini a presidente dell'assemblea. A quanto viene riferito, pare vi sia stato un fraintendimento tra i delegati al momento del voto. "Ieri sera ci siamo visti - racconta un orlandiano - e la nostra idea era quella di chiedere il voto segreto su Orfini. Poi stamattina ci siamo rivisti e abbiamo discusso sul votare scheda bianca o presentare un candidato alternativo e alla fine si è deciso per la scheda".

Ma quando è arrivato il momento del voto in assemblea, l'elezione è stata palese. Ci sarebbe stato un accordo infatti con la maggioranza renziana e questo avrebbe sbloccato la questione. Tuttavia non tutti, anzi pochi, a quanto si racconta, erano stati informati. Di qui il voto in ordine sparso.

"Siamo stati presi alla sprovvista", si spiega. Orlando da parte sua ha fatto sapere che "non c'è stata alcuna spaccatura" specificando che nessuno dei suoi 212 delegati ha votato a favore di Orfini: "La maggioranza dei delegati non ha partecipato al voto, altri si sono astenuti, alcuni hanno votato contro".

LUNGA TRATTATIVA SU DIREZIONE - L'ok alla nuova Direzione Pd è arrivato dopo una lunga trattativa, tutta interna o quasi alla maggioranza renziana. In particolare, viene riferito, si è lavorato per reintrodurre la quota sindaci che era stata ridimensionata rispetto alla precedente direzione. Renzi infatti nel 2013 aveva riservato la quota spettante al segretario ai primi cittadini mentre stavolta sono entrati in direzione 20 giovani millennials. Pare che ci sia stato anche qualche nodo da sciogliere sui rappresentanti piemontesi, a quanto si riferisce, giudicati in numero sottodimensionato da Piero Fassino che si sarebbe speso per la questione.

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