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Migranti, Gentiloni: "Non ci rassegniamo, serve impegno comune"

27 luglio 2017 | 14.45
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Sui flussi migratori "serve un impegno comune. Non ci rassegniamo all'idea che la grande questione della sfida migratoria, che riguarda i rifugiati con diritto di asilo ma anche migranti economici dall'Africa, possa essere lasciata a singoli Paesi per scelta del caso o della geografia. Deve essere un impegno comune". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni dopo il colloquio a palazzo Chigi con Martin Schulz. "Pretendiamo un atteggiamento positivo" dall'Europa, ha sottolineato il presidente del Consiglio.

Riguardo alla missione in Libia contro il traffico di essere umani, i dettagli "li stiamo discutendo in queste ore, li presenteremo martedì alle quattro commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Sono certo che con il voto del Parlamento si possa avere un risultato positivo".

Quanto all'impegno annunciato oggi da Parigi sulla Libia, "per ora stiamo alla nostra agenda, che ci impegna sul piano dell'accoglienza, non ci rinunciamo - ha sottolineato Gentiloni - Ogni iniziativa di altri Paesi che sostengono questa agenda è benvenuta, ma è chiaro che i passi sono questi, le decisioni sono queste, i problemi non si risolvono in un modo diverso".

In conferenza stampa Martin Schulz ha rimarcato che "la solidarietà deve essere un principio fondamentale nell'Unione Europea. C'è bisogno di capire all'interno dell'Unione Europea che serve una maggiore solidarietà, siamo assolutamente convinti che il futuro bilancio pluriennale debba essere anche un patto di solidarietà", ma questo concetto "non significa che uno si prende solo le cose che più piacciono, la solidarietà deve essere un principio fondamentale che vale in tutti i campi della politica, e quindi anche in quella migratoria".

Perché "vediamo che quando si tratta di un finanziamento all'agricoltura tutti dicono sì, quando si tratta di sanzioni idem, ma quando si tratta di ridistribuire i profughi la risposta è 'no grazie'. Questo è inaccettabile" ha sottolineato Schulz.

"Ciò che dobbiamo evitare - ha proseguito - è di evitare che un Paese che si trova di fronte a una sfida pesante con flussi migratori molto forti rimanga da solo, piantato in asso dagli altri. E' importante quindi una solidarietà pratica e concreta perché nel 2015 abbiamo visto cosa può succedere se alcuni Paesi non ce la fanno più".

"Abbiamo bisogno di una migrazione legale in Europa, e non solo in un singolo paese", perché "dobbiamo sostituire il principio della non speranza in principio della speranza", ha continuato Schulz. "Oggi se qualcuno vuole emigrare in Europa soprattutto se le persone vengono dall'Africa o dall'Asia, si affida ai trafficanti sulla rotta, spesso fatale, del Mediterraneo", ha poi spiegato sostenendo che ciò deve cambiare con regole che permettano l'immigrazione legale.

Citando i "grandi paesi che hanno delle leggi in materia, gli Stati Uniti, il Canada, la Nuova Zelanda, i vari paesi sudamericani", Schulz sostiene che si debbano cambiare le politiche migratorie: "Si può richiedere legalmente di immigrare, il che - spiega - non garantisce una certezza al migrante ma una speranza. A questo punto chi non vuole seguire la via legale e opta per quella illegale non avrà più la possibilità di riproporre richieste in modo legale".

Ormai - ammonisce - "non possiamo più permetterci discussioni ideologiche", ma "abbiamo bisogno di azioni pratiche, abbiamo il dovere di trovare un sistema di immigrazione legale, uno stessa procedura sulle politiche di asilo e anche una stessa strategia di rimpatrio". E "questo comporta che di fronte a una richiesta di immigrazione legale serve la cooperazione con i paesi di origine".

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