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Migranti, Minniti: "Mondo grato all'Italia per sforzo fatto"

08 settembre 2017 | 14.33
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"L'Italia in questi anni ha fatto un grandissimo sforzo , di cui il mondo ci è grato, e di recente si è assunta anche la responsabilità di fare da apripista promuovendo un gruppo di contatto fra i Paesi impegnati sul fronte dell'immigrazione sia in Europa che in Nord Africa, in condivisione con l'Ue". E' quanto scrive il ministro dell'Interno, Marco Minniti, in un intervento che apre l'edizione 2017 del Libro dei Fatti , edito dall'Adnkronos.

"Affrontare insieme le sfide dei grandi flussi migratori riveste infatti una rilevanza strategica tenendo ben presenti due direttrici: il controllo dei flussi agendo su entrambe le sponde del Mediterraneo e favorendo l'inclusione sociale. L'Africa è lo specchio dell'Europa, per questa ragione è necessario uno sforzo comune in una sfida che si gioca anche fuori dai confini nazionali consolidando le democrazia nascenti, raffreddando i conflitti e favorendo il più possibile la cooperazione internazionale".

"E' da considerare fuorviante, dal punto di vista analitico, l'equazione tra immigrazione e terrorismo", aggiunge Minniti. "L'immigrazione rappresenta una questione cruciale nella storia del mondo che non può essere ristretta in orizzonti temporali particolarmente brevi: ci siamo misurati con questo fenomeno in passato e probabilmente dovremo farlo in futuro. Un tema di questa portata -prosegue il ministro- non può essere né subito, né inseguito, ma va governato tenendo conto dei diritti di chi fugge dalle guerre, dalle carestie, ma anche del sentimento del nostro popolo. Perché quando si parla di accoglienza si deve tenere ben presente che questa ha un limite ben preciso nella capacità di integrazione". "Se non c'è un rapporto diretto tra immigrazione e terrorismo, c'è, invece, una stretta connessione tra terrorismo e mancata integrazione. Da Charlie Hebdo in poi la storia di questi ultimi due anni in Europa ne è la più evidente dimostrazione", osserva ancora.

"Negli ultimi decenni lo scenario internazionale è profondamente cambiato a causa dei numerosi mutamenti sociali, economici, politici e tecnologici che si sono succeduti. Da un punto di vista geopolitico si è assistito al passaggio da un mondo fortemente caratterizzato da due blocchi contrapposti ad un assetto multipolare o meglio “apolare”, privo cioè di chiari punti di riferimento e schieramenti predefiniti. Un fenomeno per certi versi nuovo con cui l’Europa, il Mediterraneo e l’intero pianeta devono confrontarsi", spiega il ministro.

"In campo -dice il responsabile del Viminale- ci sono la questione siriana, quella irachena, ma anche problematiche legate a Paesi come la Libia, il Niger (regione chiave per quanto concerne il traffico di esseri umani). Questioni complesse e di grande portata, strettamente interconnesse ai fenomeni migratori e alle problematiche inerenti la sicurezza del Paese, soprattutto dal punto di vista della temibile minaccia del terrorismo di matrice jihadista che ha l’obiettivo di indebolire le grandi democrazie attraverso la sindrome della paura".

"Crisi siriana, terrorismo, immigrazione, sono temi che spesso vengono affrontati come conseguenze l’uno dell’altro anche se si tratta di questioni indipendenti, ma riconducibili a due radici: l’idea che le democrazie potessero essere esportate con la forza e lo scacco delle primavere arabe. In entrambi i casi -prosegue- le grandi democrazie occidentali hanno giocato un ruolo importante con un bilancio tuttavia deficitario. L’errore è stato il mancato investimento sulle realtà arabe che sono state lasciate in gran parte sole. Oggi, dunque, deve aprirsi una riflessione nuova, di lungo periodo; una strategia solida, lungimirante e coesa, costruita insieme ai Paesi arabi, in grado di far fronte sia ai fenomeni migratori che alle organizzazioni terroristiche che si muovono velocemente ed in maniera strutturata".

"Considererò compiuto il mio compito quando vedrò cancellata la parola emergenza dai discorsi sull'immigrazione" ha detto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, intervenendo poi alla festa del Pd torinese. "Il tema della migrazione è epocale e una grande democrazia di fronte a un processo epocale ha un unico modo per approcciarlo, non può inseguirlo ma cercare di governarlo e non con ricette da apprendista stregone". "Sui flussi migratori si gioca una partita cruciale - ha proseguito il ministro dell'Interno - innanzitutto quella del confronto tra destra e sinistra del mondo e poi quella che ha a che fare con il futuro della nostre democrazie. E - ha concluso Minniti - il futuro della democrazia non si gioca con un più o un meno 0,5% dei voti alle prossime elezioni ma con la stabilità della nostra democrazia e se il Pd non si cura del futuro della democrazia del Paese viene meno al nome che porta".

"Nei giorni scorsi sono accaduti fatti di cronaca che non vanno generalizzati perché posso riguardare italiani e stranieri ma nell'integrazione culturale sui rapporti interpersonali tra uomo e donna abbiamo fatto passi da gigante. Noi ospitiamo e accogliamo tutti ma sui valori del rapporto uomo-donna non cederemo di un millimetro". "Tra due settimane - ha aggiunto il titolare del Viminale - presenteremo un piano di integrazione nazionale che riguarderà lingua, cultura e avvio di un processo di costruzione di professionalità perché sul terreno dell'integrazione culturale si gioca una partita grandissima". "Dobbiamo mantenere alto il livello dell'accoglienza e della solidarietà ma con la cultura e lo studio dobbiamo garantire che alcuni valori di fondi della nostra società diventino valori universali anche per coloro che stiamo accogliendo", aggiunge.

Il ministro dell'Interno annuncia che "la prossima settimana insieme alla Farnesina" incontrerà "le Ong italiane e con loro ragioneremo se possiamo coordinare l'attività accanto alle operazioni di salvataggio in mare, che naturalmente continuano, e lavorare su un'iniziativa con le organizzazioni non governative direttamente in Libia per affrontare il tema dei diritti umani e delle condizioni di vita". "Sarebbe molto bello se ogni Ong italiana potesse impegnarsi su questo, è già lo stanno facendo, e adottare una Ong libica. Il mio impegno è costruire una rete di giovani libici impegnati in ong per far rispettare i diritti umani", ha concluso.

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