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L'origine

Ecco perché si dice "salire sull'Aventino"

19 settembre 2017 | 10.04
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Per una settimana i parlamentari della Lega non parteciperanno ai lavori". Lo ha detto ieri Matteo Salvini, annunciando "un Aventino" da parte del suo partito, in risposta al sequestro dei conti correnti della Lega Nord, deciso dai giudici di Genova. Non è certo la prima volta che un gruppo di parlamentari si appella a questa forma di protesta, invocando "la secessione dell'Aventino". Che cosa significa?

Per risalire all'origine di questa espressione occorre andare indietro nel tempo, sino al 1924 quando dopo la scomparsa di Giacomo Matteotti, seguita alle sue denunce di brogli elettorali, le opposizioni parlamentari al governo fascista proclamarono l'impossibilità di riprendere i lavori in Aula, finché non fosse venuta a galla la verità sulla scomparsa di Matteotti. I parlamentari dell'opposizione, decisi ad abbandonare i lavori, si riunirono quindi un'altra sala di Montecitorio, che da quel momento passò alla storia come "sala dell'Aventino". La protesta sfociò però in un insuccesso e il re confermò la fiducia a Mussolini e al fascismo.

L'allusione alla storia romana è evidente, come si legge sul sito web della Treccani, se si pensa che su quel Colle di Roma si ritirò la plebe in protesta contro le prepotenze dei patrizi, in epoca repubblicana. Con l'espressione rievocata dalla Lega in questi giorni, si intende quindi una forma di protesta mirata a boicottare un'attività grazie alla propria assenza in Parlamento.

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