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"No a presunzione di innocenza per politici": quando Di Maio non era garantista

28 settembre 2017 | 15.07
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Il post di Luigi Di Maio
Il post di Luigi Di Maio

"C'è una certa elite intellettualoide italiana che si dice "sconcertata" per una mia dichiarazione di qualche giorno fa: "Per me ai politici non va applicata la presunzione di innocenza. È facendo i garantisti con i politici che abbiamo rovinato lo Stato Italiano. Altro che presunzione di innocenza. Io per questa gente vedo solo presunzione di indecenza". Ebbene rivendico questa affermazione...". Correva l'anno 2014, esattamente il 14 dicembre, quando Luigi Di Maio, non ancora candidato premier del M5S, si scagliava su Facebook contro i politici indagati e rinviati a giudizio. Un post per nulla conciliante dettato dall'allora 'affaire Marino', poi risoltosi con l'assoluzione dell'ex sindaco di Roma. Ora, tre anni più tardi, il M5S di cui è leader si ritrova a fare i conti con la richiesta di rinvio a giudizio di Virginia Raggi e un Codice di Comportamento interno al Movimento nettamente rivisitato rispetto agli esordi.

"Se i politici finiscono in scandali come quelli di #mafiacapitale #expo #mose - scriveva Di Maio -, devono dimettersi dall'incarico e farsi processare. Le "auotosospensioni", i "commissariamenti" e le teste di legno come Marino, sono solo prese in giro. Questa gente ha già fatto troppi danni con i soldi delle tasse degli italiani per pretendere da noi garantismo. Soprattutto poi se a chiederlo sono partiti come il Pd che dal 41% sono passati al 41 bis. Per me - rincarava la dose - se c'è un dubbio non c'è alcun dubbio. È così che vanno trattati". Chissà se anche oggi il candidato premier a Cinquestelle rivendicherà le stesse affermazioni.

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