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Stretta Berlusconi-Salvini su programma e collegi, Meloni fredda

18 ottobre 2017 | 19.19
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Non c'è bisogno di un consolidamento dell'alleanza. Con Salvini abbiamo già fissato la prossima settimana la data dell'incontro per il programma", dice Silvio Berlusconi. "Da lunedì a giovedì prossimi sarò al lavoro a Strasburgo, ma nella giornata di venerdì 27 farò il possibile per incontrare Berlusconi per parlare di programmi e del futuro dell'Italia", fa eco il leader della Lega, anche per ribadire, secondo alcuni, di essere l'unico legittimato a rappresentare gli interessi del Carroccio, nel giorno in cui l'ex premier e Roberto Maroni sono fianco a fianco per sostenere il referendum per l'autonomia della Lombardia in programma domenica 22 ottobre.

L'asse tra Fi e Lega sembra quindi consolidarsi ogni giorno di più in vista delle prossime elezioni, tanto che ormai ai discorsi sui programmi molto a breve si affiancheranno quelli sulla suddivisione dei collegi uninominali. Tuttavia è presto per dire che ormai spiri vento di bonaccia nelle vele del centrodestra. Fratelli d'Italia continua a rimanere fredda sull'ipotesi di una coalizione già definita in vista dell'appuntamento con le urne e continua a chiedere chiarezza proprio su quei punti su cui si sarebbe ormai in fase avanzata: programmi, candidature e criteri per la loro definizione.

Senza dimenticare il nodo di una legge elettorale sostenuta senza se e senza ma da azzurri e Carroccio, ma che continua a non piacere al partito di Giorgia Meloni, per il semplice motivo, spiegano, che non consentirà al centrodestra di vincere le elezioni.

Venerdì della prossima settimana comunque Berlusconi e Salvini dovrebbero vedersi. Innanzi tutto per definire il programma, obiettivo che non dovrebbe presentare particolari ostacoli. La Lega, sottolineano fonti azzurre, sembra aver ammorbidito le sue posizioni di netta contrarietà all'euro e comunque sul tavolo resta sempre l'idea della doppia moneta sostenuta dall'ex premier. Quindi le differenze sono veramente minime.

Così pure sembra ormai acquisita l'idea che non ci saranno primarie per definire la premiership e che sarà il partito della coalizione con più voti ad indicare il presidente del Consiglio, senza che questo, spiegano in Forza Italia, significhi che debba essere per forza il leader o un esponente del partito con più consensi e non possa essere anche il rappresentante di un'altra forza politica dello schieramento o magari anche un esponente della stessa area politico-culturale. Del resto "in democrazia funziona così’’, ha affermato ieri Salvini quando gli è stato chiesto di commentare l'affermazione di Berlusconi "chi ha più voti esprime il premier".

Ecco allora che il confronto tra i leader di Fi e Lega potrebbe già iniziare a spostarsi sulle candidature nei collegi uninominali. E' chiaro che per entrare nel vivo occorre aspettare l'approvazione finale della legge elettorale e la definizione delle circoscrizioni, ma intanto potrebbe incominciare il discorso relativo all'individuazione dei criteri da seguire per poi suddividersi i i posti in palio.

Un'impostazione che tuttavia continua a lasciar fredda Fratelli d'Italia. "Non c'è mai stato un motivo di distacco tra noi e la Lega anche nei confronti di Fdi", sono state le parole concilianti pronunciate oggi da Berlusconi, indice della convinzione che già la prossima settimana, dopo i referendum in Veneto e Lombardia, la tensione di questi giorni con il partito di Giorgia Meloni verrà superata.

I segnali che arrivano da quel versante tuttavia non sembrano andare in questo senso. Innanzi tutto non si continua a comprendere e quindi condividere il sì al Rosatellum espresso da Fi e Lega, perchè difficilmente con questo sistema il centrodestra riuscirà ad ottenere il 40 per cento nel proporzionale e il 70 per cento di collegi uninominali, le percentuali che vengono considerate necessarie per ottenere la maggioranza parlamentare.

Nè possono essere considerate come risolte le questioni relative a premiership e candidature. Che senso ha, si chiedono in Fratelli d'Italia, parlare di indicazione del presidente del Consiglio, se ancora non è stato definito un programma? Quanto poi ai collegi uninominali, "perché -è l'ultima proposta di Meloni- non facciamo le primarie per stabilire i candidati? Magari riusciremo ad avere il candidato più rappresentativo". Insomma, Fdi non sembra proprio intenzionata a rimanere il classico vaso di coccio tra i vasi di ferro Fi e Lega. Tanto che se si continuasse a percepire una sensazione di questo genere, la scelta di chiamarsi fuori e decidere di correre da soli potrebbe essere più di una tentazione o di una minaccia.

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