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Grasso: "Raptus e amore disperato parole sbagliate"

23 novembre 2017 | 11.38
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"Tutto ciò che limita una donna nella sua identità e libertà è una violenza di genere. Quello che desta ancor più allarme è che per ogni storia di cui abbiamo notizia ce ne sono molte altre dove il dolore e la violenza vengono avvolti dal silenzio, dalla vergogna, dall’impunità". Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, nell'intervento in apertura del seminario, presso la Sala Capitolare della Sapienza, sul tema 'Fermare la violenza contro le donne. Insieme si può fare'.

Grasso ha affermato che "denunciare una violenza non è facile, c’è la drammatica tentazione di rimuovere interamente quanto accaduto, di non parlarne per colpa degli effetti pubblici e sociali di una denuncia, che spesso sono a carico più delle vittime che dei carnefici. Anche i più recenti casi di cronaca confermano infatti che davanti ad una denuncia non scatta una unanime solidarietà: le parole di una donna, le sue azioni, vengono soppesate quasi a cercare una giustificazione della violenza subita o, peggio ancora, una colpa o addirittura una convenienza nel tacere o nel denunciare dopo tempo".

"Bisogna lavorare moltissimo su questo aspetto - ha sottolineato la seconda carica dello Stato - creare le condizioni perché ciascuna ragazza o donna che sia stata maltrattata, offesa, molestata venga aiutata e sostenuta, non criminalizzata. I media possono fare molto per cambiare le cose, soprattutto nel modo attraverso il quale raccontano queste vicende così delicate".

"La vita, la morte, il dolore di queste donne - ha detto Grasso - è enorme e drammaticamente reale: ci vuole rispetto della complessità delle situazioni e della terribile sofferenza subita. Spesso quando si raccontano questi fatti si usano parole sbagliate: 'amore disperato', 'raptus di gelosia', 'ha ucciso l’amore della sua vita', si finisce quasi per ammantare queste storie di un romanticismo esasperato che non c’è: sono atti violenti, chi li commette è un criminale e non un povero innamorato ferito o non corrisposto".

"Stiamo abbandonando una cultura che prevedeva ruoli fissi e immutabili, ma nel profondo ci sono ancora degli stereotipi e delle gabbie che vanno sradicati - ha rimarcato - Liberarci da questi pregiudizi è un lavoro lungo, che ci coinvolge tutti e che investe principalmente gli uomini. Dobbiamo sentirci tutti partecipi di questo cambiamento, come uomini ma anche come padri, nonni, fratelli, amici. Passare dalla cultura del possesso a quella del rispetto, come prima cosa".

"Della violenza sulle donne - ha aggiunto - non devono dunque parlare 'anche' gli uomini ma 'soprattutto' gli uomini. Troppo a lungo si è sbagliato approccio: per anni abbiamo lasciato le donne da sole a combattere questa battaglia di civiltà. Per questo, personalmente, sostengo da tempo con convinzione la campagna internazionale 'he for she' e quella lanciata dalla 27esima ora, 'da uomo a uomo'".

"Per questo - ha ricordato Grasso - ho chiesto 'scusa' a nome degli uomini al Tg1, e dal tono dei messaggi ricevuti - molti uomini mi hanno scritto facendomi notare che non avevano fatto nulla di male, non capendo il senso delle mie parole - mi sono convinto con ancor più forza che solo se noi uomini saremo capaci di cambiare allora le cose cambieranno".

"Le istituzioni - ha quindi affermato Grasso - hanno i loro doveri, le loro responsabilità, c’è molto da fare. Ci sono segnali incoraggianti, alcuni di essi compiuti proprio in questa legislatura; c’è il prezioso lavoro che svolge la Commissione, del quale ringrazio ogni suo componente. Le leggi ci sono, e sono anche molto dure: semmai c’è un problema di tempestività e coordinamento, ma le cose stanno cambiando, in meglio, molto in fretta".

E "c’è lo straordinario lavoro che carabinieri, magistrati, forze di polizia, medici, psicologi fanno ogni giorno per sventare decine di altre situazioni. È soprattutto grazie a loro se il numero degli episodi di violenza di genere sta diminuendo in questi anni; a loro bisogna riconoscere una dedizione e un impegno eccezionali, per cui bisogna ringraziarli. Sul tema degli orfani di femminicidio - ha concluso - assicuro il mio impegno per una rapida calendarizzazione".

BOLDRINI - "E' imperativo contrastare la piaga sociale" della violenza contro le donne e il femminicidio, ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo al seminario. La terza carica dello Stato ha richiamato l'esigenza di un "salto culturale" da parte degli uomini, per lasciarsi alle spalle definitivamente la mentalità secondo cui la donna "è una mia proprietà, su cui ho disponibilità di vita e di morte". "Agli uomini non violenti dico di essere in prima linea con noi contro questo dramma che sfregia la comunità. Uscite dal silenzio", ha esortato.

Boldrini ha ringraziato la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, per essere riuscita a varare nelle scuole un piano di educazione "al rispetto della differenza: perché è importante che i nostri figli e le nostre figlie ragionino su questo". Un ringraziamento da parte di Boldrini è arrivato, oltre che al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che riceverà al Quirinale le donne partecipanti all'iniziativa anti-violenza di domani in aula alla Camera, anche al presidente del Senato, Pietro Grasso, "che farà di tutto per calendarizzare il provvedimento sugli orfani di femminicidio, un provvedimento che marca questa legislatura".

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