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Biotestamento, Cei: "Non ci riconosciamo"

14 dicembre 2017 | 15.33
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La Cei esprime un giudizio negativo sulla legge sul 'fine vita'. "Una legge fragile, preoccupante che presenta un percorso eutanasico", afferma all'Adnkronos don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Cei.

"E' una legge che viene presentata come una grande conquista di libertà civile, ma limita fortemente la libertà. Il nostro giudizio è negativo, noi non ci riconosciamo".

Don Angelelli entra nelle pieghe della legge e, riflettendo sulla questione delle cure e della nutrizione per le quali servirà il sì del paziente, parla di una "forte imposizione". Il sacerdote, che per tanti anni è stato rappresentante dei cappellani in luoghi di cura, osserva: "In ogni situazione di difficoltà sarà difficile trovare spazi e tempi per la decisione. Il giudice dovrebbe rispondere secondo i tempi della clinica e non secondo i tempi più lunghi della giustizia". C'è anche un problema legato al modo in cui una persona esprime le proprie disposizioni, annota ancora il presule: "Penso ad esempio ad una persona, magari su una barella, impossibilitato ad esprimersi e che magari ha cambiato idea. Se non ha potuto fare per una qualunque ragione una disposizione dal notaio che accadrebbe?".

Don Angelelli esprime tutta la sua preoccupazione per il futuro: "Entreremo in una fase di difficile applicabilità della legge. Sarebbe stato molto più opportuno ragionare più a lungo per licenziare un testo più rispettoso delle libertà costituzionali. Siamo davanti ad una legge preoccupante". Una legge, osserva ancora il presule, che limita fortemente l'obiezione di coscienza: "l'obienzione è una grande conquista di libertà e civiltà che ora questa legge limita fortemente".

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