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Elezioni

Cambi casacca? Niente paracadute

18 febbraio 2018 | 15.49
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

I 'trasformisti', quelli che hanno cambiato casacca, nel corso di quest'ultima legislatura, passando da un gruppo a un altro, trovano posto nelle liste per il 4 marzo, ma dovranno sudarsi la riconferma, avendo, nella maggior parte dei casi, trovato posto nelle sfide secche dell'uninominale. E' quanto emerge da uno studio dell'Istituto Cattaneo di Bologna.

Gli onorevoli che hanno cambiato schieramento e che ora dovranno confrontarsi senza il paracadute del proporzionale risultano complessivamente 66, collocati in tutti gli schieramenti, ad eccezione del M5S. Tra questi 66, ben 27 (il 7,8% del totale) hanno ottenuto la ricandidatura nel centrodestra, nonostante (o grazie al) cambiamento di gruppo in corso di legislatura.

Al secondo posto troviamo il Pd, nelle cui liste uninominali trovano spazio 20 parlamentari che hanno cambiato casacca, in gran parte provenienti da Sel o dal gruppo, poi disciolto, di Scelta Civica. Nel caso di LeU, per la parte uninominale i parlamentari uscenti che hanno cambiato affiliazione partitica nel corso della legislatura sono 19, pari al 5,5% del totale.

Meno spazio per chi ha cambiato casacca nel plurinominale: dove i transfughi-candidati si riducono notevolmente. Per gli analisti dell'istituto Cattaneo sembra "che i partiti maggiori abbiano preferito candidare i parlamentari cosiddetti 'trasformisti' nelle competizioni più incerte, ossia quelle nei collegi uninominali dove la rielezione è tendenzialmente più complicata".

"Tuttavia - spiega lo studio - è opportuno segnalare il caso, in controtendenza, di Liberi e Uguali: i parlamentari che hanno cambiato schieramento nell’ultima legislatura sono più numerosi tra i candidati dei collegi plurinominali rispetto a quelli nei collegi uninominali".

In questo caso però si tratta di candidati autori di un cambio gruppo dopo la scissione con il partito di provenienza - il Pd - che hanno dato vita a un nuovo schieramento, di cui sono i dirigenti. Per questo, sottolineano dall'istituto di ricerca "è probabile che LeU abbia deciso di mettere a disposizione dei deputati o senatori ex-Pd le posizioni più sicure nella componente proporzionale della competizione elettorale".

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