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Nervosismo Cinquestelle

27 febbraio 2018 | 15.47
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(Afp)
(Afp)

Mentre filtrano i primi nomi della squadra con cui il M5S lancia la sua proposta di governo del Paese, crescono i malumori tra i parlamentari uscenti tenuti all'oscuro dei tasselli di cui si compone l'esecutivo a guida Luigi Di Maio. Estromessi dalle scelte - fatta eccezione per i fedelissimi Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro - deputati e senatori ignorano la squadra di governo, tanto da prender parte loro stessi al 'toto-ministri', oltre a chiederne notizie ai cronisti. Una situazione che sta snervando molti in casa 5 Stelle.

"Ricordate quando le decisioni le prendevamo in assemblea? - chiede qualche parlamentare - addirittura in streaming. Persino il nome di Di Maio alla presidenza della Camera uscì così, dalla graticola in diretta streaming. Ora siamo tenuti all'oscuro di tutto, roba da non credere...".

Ma non sono solo le 'bocche cucite' dei pochi a conoscenza della lista -che già oggi potrebbe arrivare al Quirinale - a creare mal di pancia. In tanti puntano il dito contro una squadra che, stando alle voci, si comporrà per lo più di tecnici. "Malgrado Di Maio parli di gente che decide con la testa e col cuore - dice un senatore - sempre di tecnici parliamo, esattamente il tipo di governo che un tempo contrastavamo. Dove è finito il Movimento di Grillo che voleva alla guida del ministero dell'Economia una madre con tre figli a carico?".

A pochi giorni dal voto il nervosismo è alto, complice il fatto che in molti ambivano a far parte della squadra con cui i 5 Stelle vorrebbero guidare il Paese. E Di Maio, diventato capo politico del Movimento, è visto sempre più lontano da parte dei suoi ex colleghi. In tanti, in questi giorni, gli hanno scritto sms, ma lui ai più non ha mai risposto.

"Sarà pure impegnato in tv e in campagna elettorale - si sfoga al telefono qualche parlamentare - ma siamo tutti in giro a far comizi e il tempo per le dirette Instagram con Di Battista lo trova eccome". I malumori al momento sono tenuti sotto traccia, tanto più che alcuni rischiano il seggio. Ma i dissidi potrebbero esplodere dopo il 4 marzo, soprattutto se le cose non dovessero andare come Di Maio ha progettato.

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