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Lazio e Lombardia, come si vota

02 marzo 2018 | 11.38
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Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Gli elettori del Lazio (circa 5 milioni) e della Lombardia (7 milioni e 500 mila) che domenica 4 marzo si recheranno alle urne si vedranno consegnare al seggio tre schede: in aggiunta a quelle per la Camera e per il Senato, avranno tra le mani anche quelle per il rinnovo dei rispettivi presidenti e consigli regionali.

L'election day, di fatto, vale solo per loro, dato che i molisani torneranno alle urne, per la loro regione, il 22 aprile e i friulani il 29 dello stesso mese. Si terranno, invece, dopo l'estate le consultazioni in Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta e Basilicata.

Le elezioni si terranno dalle 7 alle 23 di domenica e lo scrutinio delle schede inizierà dalle 14 di lunedì 5 marzo, una volta ultimato lo spoglio di quelle per le elezioni politiche dei due rami parlamentari. Le elezioni dei presidenti e dei consigli sono contestuali, secondo un meccanismo di voto diverso da quello nazionale. Se non altro perché, a differenza del premier, presidente diventa chi ottiene più voti.

Il presidente della regione, che ormai tutti chiamano, all'americana, Governatore, in base ai rispettivi Statuti, la rappresenta, dirige la politica della giunta, che nomina, convoca e presiede e della cui azione è responsabile; fra gli altri poteri, promulga le leggi regionali ed emana i regolamenti, indice i referendum regionali.

I consigli regionali esercitano la funzione legislativa, concorrono alla determinazione dell'indirizzo politico regionale, esercitano funzioni di controllo. Nel Lazio, è composto da 51 consiglieri. In Lombardia i consiglieri sono 80. Diversa, in quanto diversamente articolate e popolate a livello regionale, è la divisione delle circoscrizioni.

Fra le caratteristiche del sistema, oltre all'equilibrio di genere, il collegamento tra le liste circoscrizionali e il candidato alla presidenza. E la dichiarazione di collegamento è efficace se convergente con analoga dichiarazione da parte del candidato presidente. Ed è possibile il voto disgiunto.

Il voto si esercita su scheda unica e sono possibili quattro modalità alternative: votare solo il presidente, votare il presidente e una delle liste collegate, votare il candidato presidente e (cosiddetto voto disgiunto) una lista non a lui collegata, votare solo la lista (in tal modo il voto si intende espresso anche a favore del presidente collegato).

Diviene presidente il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Nel Lazio, dove l’80% dei consiglieri assegnati è eletto con sistema proporzionale sulla base di liste circoscrizionali concorrenti, e il 20% è eletto con sistema, maggioritario, insieme con il Presidente della Regione, sulla base di liste regionali, le circoscrizioni sono cinque, corrispondenti ai territori delle province di Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Città metropolitana di Roma capitale.

I seggi sono ripartiti con criterio proporzionale, dividendo il numero dei residenti per i quattro quinti dei componenti del consiglio, escluso il presidente della regione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. Roma fa la parte del leone, esprimendo 29 seggi, seguita da Frosinone e Latina con 4, Viterbo con 2 seggi e, infine, Rieti con uno soltanto. In Lombardia la ripartizione avviene sulla base di 79 seggi, perché l'80° spetta al presidente della regione, con criterio proporzionale. Milano esprime 25 seggi, seguita da Brescia (10) e Bergamo (9), Monza- Brianza e Varese (7 ciascuna), Como (5), Pavia (4), e a seguire Cremona, Lecco, Mantova (3 ciascuna), Lodi (2), Sondrio (1).

In entrambe le regioni, la soglia di sbarramento per le liste è fissata al 3% del totale regionale dei voti, sempre che non siano collegate ad un candidato presidente che non abbia raggiunto il 5% dei voti. In Lombardia le liste collegate al candidato governatore vincente ai aggiudicano il 55% dei seggi (ripartiti in maniera proporzionale) se il candidato governatore ottiene meno del 40% dei voti; se fa meglio, i seggi arrivano al 60%. Nel Lazio il sistema prevede che le liste che appoggiano il governatore vittorioso ottengano un premio di 10 seggi in maniera proporzionale.

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