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Renzi congela le dimissioni

05 marzo 2018 | 18.40
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"E' ovvio che io lasci la guida del Pd". Matteo Renzi annuncia in conferenza stampa al Nazareno le sue dimissioni, ma non immediate. Arriveranno solo dopo l'insediamento del nuovo governo. "Si riparte dal basso, militante tra i militanti, strada per strada" ha spiegato lui stesso, in una conferenza più volte rinviata. E non a caso. Perché il segretario uscente si è presentato in sala stampa non proprio dimesso, imponendo una clausola anti inciucio alle sue dimissioni al termine di una giornata in cui ha ingaggiato un deciso braccio di ferro con il resto del partito. "Come previsto da Statuto, ho chiesto a Orfini di convocare l'Assemblea nazionale per aprire la fase congressuale. Questo accadrà al termine della fase dell'insediamento del Parlamento e del governo", ha chiarito Renzi. Una mossa che lo lascia ancora al centro del campo da gioco e che è esplicitamente rivolta alle altre aree interne al partito.

IL RISULTATO ELETTORALE - "Mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di sconfitta netta che ci impone di aprire una pagine nuova all'interno del Pd". Oggi l'Italia, sottolinea, "ha una situazione politica in cui chi ha vinto politicamente le elezioni non ha numeri per governare". Quanto all'immediato futuro chiarisce: "Cosa farò io? Non c'è nessuna fuga, io farò il senatore semplice".

IL REFERENDUM - "Per onestà intellettuale -ha aggiunto Renzi a proposito della situazione di ingovernabilità uscita dalla urne - chi oggi ha vinto dovrebbe riconoscere che questo nasce dal voto referendario di un anno e mezzo fa. Chi oggi ha vinto è stato vittima di sé stesso e dei suoi marchingegni, di aver detto no a quella semplificazione del sistema elettorale che avrebbe permesso oggi di avere un governo per il Paese".

GLI SBAGLI - Noi abbiamo compiuto errori: il principale è stato non capire che bisognava votare in una delle due finestre del 2017 in cui si sarebbe potuta imporre una campagna sull'agenda europea". La prima finestra, indicata da Renzi, era quella in concomitanza con le elezioni, la seconda con quelle tedesche. "Non abbiamo colto quella opportunità" rimpiange.

ALLEANZE - "Non faremo la stampella di nessun governo delle forze antisistema" dice, precisando che "il nostro posto in questa legislatura è all'opposizione, lì ci hanno chiesto di stare italiani e lì staremo". Sapete che c'è? Fate un governo senza di noi" aggiunge. "No inciuci, no caminetti, no estremismi. Noi saremo responsabili e la nostra responsabilità starà nel saper dire dei sì e dei no". "In questa campagna siamo stati sin troppo tecnici" e "se a questo si somma l'evidenza di un vento estremista che nel 2014 siamo riusciti a fermare e stavolta no, comprendiamo come il risultato sia davvero deludente".

LA POLEMICA NEL PD - "Non credo che sia possibile evitare un confronto vero dentro il Pd su ciò che è accaduto in questa campagna elettorale, in questi mesi, in questi anni. Sarà il caso di fare un congresso serio e risolutivo, non uno che si apre e non finisce mai, ma uno che permetta alla leadership di fare" quello per cui è stato eletto. Lunedì prossimo alle 15 ci sarà la Direzione nazionale, annuncia, Matteo Orfini, presidente dell'assemblea nazionale del Pd.

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