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Il pressing di Mattarella

14 aprile 2018 | 07.23
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(Foto dal sito del Quirinale)
(Foto dal sito del Quirinale)

Due cicli di consultazioni non hanno permesso di individuare una soluzione per "dar vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo". Tuttavia "le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nell'Unione Europea, l'acuirsi delle tensioni internazionali in aree non lontano dall'Italia richiedono con urgenza che si sviluppi e si concluda positivamente un confronto tra i partiti, per raggiungere l'obiettivo di avere un governo nella pienezza delle sue funzioni". Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a 40 giorni dalle elezioni e a 20 dalla seduta inaugurale del Parlamento, ritiene che il Paese non possa più aspettare ancora a lungo l'insediamento di un nuovo esecutivo.

Per questo concede ancora qualche giorno ai partiti perché continuino confronti e trattative, ma se lo stallo dovesse proseguire, senza un ulteriore e a quel punto probabilmente di nuovo sterile giro di consultazioni, sarà egli stesso a prendere un'iniziativa per imprimere una svolta.

Se, quando e come dipenderà dagli elementi che emergeranno nei prossimi giorni. Sicuramente non si andrà oltre la metà della settimana entrante per conoscere le scelte concrete del Capo dello Stato, mentre per quanto riguarda il tipo di decisioni occorrerà naturalmente valutare l'evoluzione dei rapporti tra e negli schieramenti.

Due al momento le ipotesi sul tavolo, che vengono vagliate senza che l'una sia ritenuta più probabile dell'altra. Un pre-incarico, come quello che ebbe Pier Luigi Bersani nel 2013, quando si vide affidato il compito "di verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo, che consenta la formazione del governo".

Possibili destinatari della chiamata potrebbero essere candidati espressi dalle forze che, alla luce del risultato elettorale, rivendicano la guida dell'esecutivo, in primis Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Una scelta che naturalmente porrebbe i diretti interessati nella condizione di dover dimostrare concretamente la volontà e soprattutto la capacità di coagulare una maggioranza parlamentare in grado di sostenere una nuova compagine ministeriale.

Altra strada percorribile quella dell'incarico esplorativo, affidato ad una carica istituzionale, quindi la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, o il presidente della Camera, Roberto Fico. Figure terze ma con una connotazione più politica rispetto a quella del Capo dello Stato, in grado quindi di avere un approccio bipartisan alle questioni, ma anche di inserire nel confronto tra le forze politiche quegli elementi che possano permettere di superare la fase di stallo.

"Siamo tutti accanto al Presidente Mattarella nella ricerca di soluzioni ed è un compito, come potete immaginare, estremamente difficile, complesso e presenta una sua innegabile urgenza", ha sottolineato ieri mattina l'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, dopo il colloquio al Quirinale con il suo successore, con la convinzione di esprimere "un sentimento comune anche ai presidenti di Camera e Senato".

Ancora una volta quindi, come accaduto in altre fasi delicate della storia repubblicana, la 'troika istituzionale' potrebbe essere il fulcro di un'iniziativa per provare a forzare quello che al momento appare come un vero e proprio blocco.

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