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M5S: "Colle dia più tempo a Fico"

25 aprile 2018 | 20.20
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(Foto Quirinale)
(Foto Quirinale)

La speranza, fondata, è che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conceda più tempo all''esploratore' Roberto Fico, anche in vista della direzione Pd che potrebbe rivelarsi decisiva. La strada per arrivare a un'intesa coi dem, oggettivamente, è tutta in salita, e serve tempo quanto meno per trattare. I vertici grillini sanno bene che questa è l'ultima chiamata per Palazzo Chigi, chiuso il forno con la Lega. E lo spiegheranno domani in assemblea, a chi, tra i parlamentari, storce il naso davanti a un governo con il nemico giurato di sempre.

Dal quartier generale grillino la visuale è chiara: "E' il momento di essere pragmatici e stringere i denti", la linea che filtra dai vertici. Anche perché, è il ragionamento, il Pd sarà "socio di minoranza" di un'eventuale esecutivo guidato dai 5 Stelle e in primis da Luigi Di Maio. "I dem non hanno chiesto la testa di Luigi e non lo faranno, questo lo sappiamo con certezza - assicurano dall'entourage di Di Maio all'Adnkronos-. Sanno di aver perso le elezioni e se si torna al voto rischiano di prendere una batosta ancor più grande. Dunque, volano basso".

A differenza di Salvini, che pretendeva un trattamento alla pari e il passo indietro per la premiership, "il Pd sa di non poter dettare le condizioni, a partire dal ruolo di Di Maio". Posizioni che, al momento, non trovano conferme sul fronte dem. "Il percorso è stretto, non so se ce la faremo", mette le mani avanti Maurizio Martina, che pure tra i dem è dato tra gli aperturisti.

Col Pd, a differenza che con il Carroccio, i 5 Stelle torneranno a battere sul reddito di cittadinanza: sanno che sono in tanti gli italiani che se lo aspettano e questo sarebbe il miglior viatico per far sì che la base e i parlamentari in subbuglio mandino giù il boccone amaro di un'intesa con i dem.

Oltre a modificare i provvedimenti più indigesti del governo Renzi, dal jobs act -cancellando gli elementi che hanno "generato un eccesso di precarizzazione", spiegano- alla Buona scuola, un altro 'artificio' per cancellare la 'malefatta' di un'alleanza impensabile solo fino a qualche settimana fa.

Nonostante rumors interni, al Movimento assicurino che il dialogo con la Lega non si sia mai interrotto, dai piani alti dei 5 Stelle trapela la chiusura totale al Carroccio nella convinzione che Salvini non mollerà mai Berlusconi. E con 338 parlamentari all'attivo, come rivendicato ieri da Di Maio post-consultazioni, i 5 Stelle non sono intenzionati a scaldare i banchi dell'opposizione.

Dunque non resta che la strada col Pd, che, secondo i vertici grillini, è un partito che ha cambiato volto rispetto alla scorsa legislatura: "non siamo più di fronte a un gigante ma a un topolino - fanno notare - sono numericamente molto ridimensionati, sanno di non poter comandare".

E quella offerta dai 5 Stelle, si dicono convinti i grillini, "è un'opportunità: mentre a Salvini chiedevamo il sacrificio di staccare la spina al suo alleato, venendo meno ai patti stretti con Berlusconi, al Pd stiamo dando la possibilità di misurarsi con una nuova prova di governo".

Ma dietro l'apparente ottimismo, la preoccupazione tra i 5 Stelle è palpabile: aver preso il 32% dei voti senza riuscire a capitalizzare il risultato potrebbe costare carissimo. Anche nel caso di un rapido ritorno alle urne. Per questo, tra le seconde file del Movimento, in tanti sperano che la Lega, uscita dalla porta, possa in qualche modo rientrare dalla finestra.

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