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Appelli e rabbia, la Direzione degli elettori Pd

03 maggio 2018 | 13.02
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(Fotogramma)
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Appelli, rabbia, disillusione. Nel giorno più lungo per il Partito Democratico, mentre la Direzione è in corso, l'aria che tira fra gli elettori dem è la stessa che si respira fra i vertici del partito: carica di tensione e di aspettativa per l'esito di un incontro fondamentale nato sotto le peggiori premesse, quelle della divisione interna. "Realisticamente chiuderemo con un voto" dice Matteo Orfini dal palco in apertura, annunciando che la chiusura è prevista entro le 20. I social si riempiono, così, di riflessioni, analisi, sfoghi, insieme a inviti a "rispettare i militanti" e, soprattutto, a riprendere in mano "quel progetto politico che tutti, nessuno escluso, sembrate aver dimenticato".

"Non siete un'accozzaglia di persone messe lì per caso, tornate alla serietà e all'unità e ripartite perché c'è da rifondare un partito", avvertono gli elettori dem nella speranza di essere ascoltati. Speranza che ricorre negli appelli che si susseguono da ore e che chiedono un "ritorno al dialogo e al buonsenso". Perché per molti "non è fondamentale parlare con i grillini" ma lo è "fra di noi, altrimenti non si va da nessuna parte".

Grillini irrilevanti per molti, certo, ma non per tutti. Perché da una parte non si perdona "chi sceglie Di Maio al posto dei suoi compagni e nonostante gli insulti" - "quindi, oggi 3 maggio la direzione PD, fatta da "mafiosi, schifosi, merde che se ne devono andare e morire" con Renzi "ebetino pollo che si crede un'aquila minorato morale scrofa ferita", Fassino "salma" e Bersani "zombie" deciderà se dialogare con il M5S? #senzadime" - e dall'altra "chi uccide sul nascere la possibilità di un incontro con il M5S chiesto da Mattarella solo per manie di protagonismo".

Oggi, insomma, è "il giorno della grande battaglia", battaglia di chi "pur di esserci e avere una poltrona si accontenta anche dell'ultima fila per applaudire ciò che verrà proiettato e di chi se non siede in prima fila e non sceglie realmente il film preferisce non andare al cinema". "Se non si vuole trasformare la Direzione Pd di oggi in un teatrino - avvertono - si apra la campagna Tesseramenti 2018 e si stabilisca la data del Congresso". "La stessa fermezza di Renzi contro un governo con il M5S - chiedono -, venga mantenuta anche x governi "ammucchiata" con Forza Italia e Lega".

Renzi, amato e odiato, resta comunque il centro dei pensieri dei militanti, perché del resto non è un mistero che proprio "oggi si giocherà molto. O si riprenderà il partito o verrà definitivamente accantonato. Forse gli conveniva aspettare ancora un poco a giocarsela", riflettono, ma comunque vada "il dramma resta per elettori e iscritti costretti ad assistere a un dibattito surreale sul fare camerieri a Di Maio o meno". E ancora: "La verità è molto semplice: uno spaccone arrogante e vincista va bene a tutti finché vince, ma se perde finisce molto solo molto in fretta. Bastava - sostengono - essere meno egotici e bulli, ma ormai è tardi (e Matteo Renzi lo sa bene)".

"Il nostro PD non sia la sesta stella, non sia la stampella dei fascio-leghisti, non sia il gemello diverso di Forza Italia. Sia il perno del Centrosinistra sia il faro della democrazia nei partiti (Potere agli iscritti e ai circoli)", rivendicano mentre c'è chi contesta apertamente i vertici, che non sembrano badare alla sostanza: "Di che si parla questo pomeriggio alla direzione PD? Del sostegno o meno ai grillini? No, della "fiducia" a Martina! Vogliono le mani libere per trattare con i Casale(gge)si. Questa genialata l'ha pensata il mitico Franceschini. Pessimo", accusano. D'altra parte, dicono, "il clima della odierna direzione PD discende da un Congresso fatto in fretta e furia, senza una reale discussione sulla linea politica" mentre "il vero problema - sostengono - è capire la perdita di consensi dal 2013 e dal 2018 e rilanciare il PD nei confronti degli elettori persi. Altro che arroccarsi intorno a una linea politica la cui "spinta propulsiva" si sta esaurendo".

Scontri nonostante, per tutti però a prevalere dovrebbe essere il buonsenso, perché "non importa cosa succederà, ma evitate l'ennesima spaccatura. Il partito deve restare partito. Unito. È l'unica cosa che conta. Siate responsabili. Siamo con voi", gridano mentre a Martina, Renzi, Orlando e Orfini si chiede solo di "tornare a fare quello che dovreste: non la guerra, ma politica".

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