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Di Maio riapre il forno: "Ora Salvini decida"

06 maggio 2018 | 14.49
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(Fotogramma)
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"Se il punto è realizzare cose per gli italiani e l'ostacolo è Di Maio premier, allora a Salvini dico: scegliamo insieme il presidente del Consiglio, a condizione di realizzare reddito di cittadinanza, abolizione della Fornero e seria legge anti-corruzione". Passo di lato di Luigi Di Maio, che dagli studi di 'In mezz'ora' su Rai Tre tende di nuovo la mano al leader leghista, riaprendo di fatto 'il forno' e all'ipotesi di un governo politico a doppia guida M5S-centrodestra, che ora potrebbe essere più vicino.

Il premier, spiega Di Maio, dovrà essere "una personalità in grado di capire il momento storico. Non ho un pregiudizio verso i tecnici, ma non deve pensare solo ai conti. C'è bisogno di gente che metta insieme la testa e il cuore". In ogni caso, un governo tecnico "noi non lo voteremmo assolutamente".

"L'idea - continua il leader pentastellato - è di proporre un contratto di governo M5S-Lega con un presidente del Consiglio condiviso. A questo punto la palla passa al centrodestra. Decida cosa fare".

Nel mezzo di una possibile intesa, resta però la figura ingombrante di Silvio Berlusconi su cui Di Maio non sembra voler cedere: "Siamo nella Terza Repubblica in cui i politici fanno un passo indietro e i cittadini un passo in avanti - dice -. E' nella Terza Repubblica che dobbiamo parlare dei temi, e quando parli dei temi devi sapere con chi c'è la possibilità che quei temi si possano realizzare. Quando parliamo di legge anti corruzione, superamento della Fornero, di reddito di cittadinanza, è difficile immaginare di poterlo fare con chi questi problemi li ha creati".

Ma Berlusconi si è convinto a fare un passo indietro? "Questo non lo posso sapere, ma deve essere chiaro che noi cerchiamo di dare una risposta agli elettori che ci hanno mandato in Parlamento. Ma se dovesse arrivare un'altra chiusura, il M5S non avrebbe alcun problema a tornare al voto".

"Se non c'è la possibilità di un governo politico, allora per noi si dovrà tornare al voto", ribadisce ancora Di Maio, che sottolinea come "un governo del Presidente non avrebbe i voti, perché noi non lo voteremmo e, a quanto mi risulta, nemmeno la Lega". M5S voterebbe contro, dunque? "Per forza".

Rispondere con il due di picche al voto di 11 milioni di persone? "C'è il rischio che una forza politica come la nostra si allontani dalla democrazia rappresentativa. I cittadini direbbero: ma come abbiamo votato, fatto diventare M5S il primo partito e ci rispondono picche perché Renzi e Berlusconi il governo lo vogliono fare loro? Non voglio minacciare nulla, ma c'è il rischio che la gente non creda più nelle istituzioni. Il Movimento è l'argine a certe derive...".

Sul lavoro del Capo dello Stato, Di Maio aggiunge: "Riconosciamo Mattarella come garante e non facciamo pressioni sul Presidente della Repubblica. Noi ci abbiamo provato in tutti i modi a trovare una soluzione politica al lavoro del Presidente".

Il leader pentastellato torna poi sulla proposta del garante Grillo che ha rilanciato discusso referendum sull'euro, da tempo abbandonato dal Movimento: "Capisco Beppe Grillo quando rilancia il referendum sull'euro: se il Movimento viene escluso e messo in disparte è chiaro che si presentano le istanze con altri strumenti. Se la democrazia rappresentativa fallisce, allora ci rivolgiamo alla democrazia partecipata e diretta".

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