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Confindustria: "Dove sono le risorse per le promesse elettorali?"

23 maggio 2018 | 13.22
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(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

"Cambiare senza distruggere", "riprendere in mano il cantiere delle riforme istituzionali per garantire la governabilità", e poi "c'è il nodo delle risorse. Non è affatto chiaro dove si recuperano le risorse per realizzare i tanti obiettivi e le promesse elettorali". E’ il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, a riassumere così dal palco dell’assemblea generale il sentiment della platea degli industriali verso il nuovo governo.

Il debito pubblico resta il nemico della crescita del Paese, scandisce, e occorre "una politica che rassicuri sulla graduale riduzione del debito pubblico, creando le precondizioni per la crescita e la creazione di lavoro, vera missione di pace".

Da Boccia arriva anche il monito a non fare passi indietro sulla Tav, Tap e sul Terzo Valico. "Le infrastrutture - rimarca - sono la precondizione per costruire una società inclusiva e ridurre i divari". Un'adeguata dotazione infrastrutturale, spiega, consente al nostro Paese di recuperare una "favorevole centralità" tra Europa e Mediterraneo. "Una centralità che però - aggiunge - rischiamo di perdere irrimediabilmente rimettendo in discussione scelte strategiche per il nostro futuro, a partire dal Terzo Valico, dalla Tav e dal Tap, condannando così il nostro Paese, i suoi cittadini e le sue imprese, a una posizione di marginalità e di isolamento. E a una enorme perdita di credibilità". "Perché se passa l'idea che a ogni cambio di maggioranza politica si torna indietro su scelte strategiche per la nostra economia, è la nostra credibilità che mettiamo in discussione", ammonisce Boccia.

Il presidente di Confindustria esprime inoltre la perplessità del mondo industriale sull’incertezza che da mesi grava sul destino dell'Ilva, al centro di una difficilissima vertenza con gli indiani di ArcelorMittal e oggi al centro di una possibile ‘rivisitazione’ del programma da parte del governo M5S-Lega. "Possiamo non condividere il protezionismo americano", dice dal placo dell’assemblea nazionale, "ma oggi l’America parla di produrre più acciaio mentre da noi si vuole chiudere l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa". Per questo, conclude, "viene da chiedersi se sia possibile cambiare continuamente le carte in tavola, per di più nell’anno in cui entriamo nella top ten dell’attrattività internazionale".

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