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Di Maio tra due fuochi

26 maggio 2018 | 12.39
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(Afp)
(Afp)

Luigi Di Maio tra due fuochi. Da una parte il Quirinale, col quale il capo politico grillino intende mantenere buone relazioni istituzionali senza forzare troppo la mano, e dall'altra Matteo Salvini, partner di governo, che il leader M5S (di concerto con il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte) intende appoggiare nella scelta di Paolo Savona come ministro dell'Economia, nonostante le forti perplessità avanzate dal Colle sul suo nome.

"Salvini fa sul serio, potrebbe mandare tutto all'aria e decidere di tornare al voto", dice all'Adnkronos un parlamentare pentastellato di primo piano. Ma quello relativo al ministero dell'Economia non sarebbe il solo nodo sul tavolo. Secondo fonti del centrodestra anche le caselle Esteri, Giustizia e Difesa sarebbero ancora un rebus nell'ambito della partita con il Quirinale.

Intanto la Lega non intende retrocedere di un millimetro su Savona e incassa il sostegno della leader di Fdi Giorgia Meloni, che attacca il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Su Paolo Savona - rimarca la parlamentare in una nota - una nuova inaccettabile ingerenza di Mattarella, dopo l'ostinazione a non conferire l'incarico di governo al centrodestra. Ho comunicato a Salvini che Fratelli d'Italia, pur senza aver cambiato idea sul governo giallo-verde, offre il suo convinto aiuto per rivendicare il diritto di un governo a scegliere un ministro dell'Economia non indicato da Bruxelles".

Dopo aver manifestato tutta la sua 'arrabbiatura' in un post pubblicato su Fb ieri sera (e che ha incassato il like di Di Maio), oggi Salvini torna alla carica e rivendica la possibilità di scegliere liberamente il capo del dicastero di Via XX settembre: "Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell'Economia che vada bene a loro? No, grazie! #primagliitaliani", scrive il 'Capitano' sul social network.

Altra partita cruciale quella della delega su telecomunicazioni oggetto di frenetiche trattative in questi giorni e che, stando agli ultimi boatos, dovrebbe rimanere in capo ai 5 Stelle, a cui spetterebbe il Mise e il Lavoro (dicasteri fortemente voluti da Di Maio).

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