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Mattarella compatta il Pd

29 maggio 2018 | 06.56
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(Fotogramma)
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Il Pd si schiera con il Quirinale. Nelle parole e nei fatti. I dem scendono in piazza l'1 giugno con due grandi manifestazioni a Roma e Milano "in difesa delle istituzioni democratiche e della Costituzione in queste ore sotto un attacco senza precedenti". Qualche perplessità sulla gestione della crisi da parte del presidente Sergio Mattarella viene sussurrata in ambienti dem, a taccuini chiusi. Ma, vista la piega della cose, il campo da gioco del Pd è segnato.

E Matteo Renzi, con toni da campagna elettorale, lo delinea nella enews così: "Si andrà molto presto alle elezioni, frutto dell'incapacità di governare di Lega e Cinque Stelle. Sarà una battaglia incredibile tra chi vuole uscire dall'Europa e chi vuole un'Italia forte ma dentro l'Europa. Sarà una battaglia tra chi combatte sulla base di fake news e chi porterà numeri, fatti, argomenti. Sarà una battaglia tra chi mette in discussione l'appartenenza atlantica dell'Italia e chi non vuole cambiare una linea di politica estera che l'Italia segue da 70 anni".

"Iniziamo 3-4 mesi difficili ma belli e impegnativi. Questa - sostiene poi Renzi in diretta Facebook - non è solo l'occasione di rivincita per il Pd ma anche di un salvataggio del Paese", un salvataggio che "non può essere fatto non solo dal Pd. Dobbiamo allargarci, non restare chiusi. Al lavoro tutti insieme, convinti. Perché questa Italia forte possa uscire vincitrice dalle prossime elezioni".

Nella serata di ieri si è mosso poi anche quello che tutti nel Pd indicano come il front man della prossima campagna elettorale, l'ex-premier Paolo Gentiloni. "Torino ora in piazza Castello in difesa della Costituzione e del Presidente della Repubblica", scrive su Twitter postando una foto della manifestazione.

"Perché l'Euro e l'Europa sono il nostro vero scudo, la nostra reale sovranità. Andremo in piazza - gli ha fatto eco il segretario reggente Martina - con la Costituzione in mano. Perché nessuno può pensare che ci sia futuro senza il rispetto della nostra Carta fondamentale".

Il Pd, dunque, 'copre' il Colle e si dice pronto a sostenere "le iniziative del presidente della Repubblica". Quindi, sostegno al governo Cottarelli. I dem sarebbero pronti a votare una manovra che scongiuri l'aumento dell'Iva e delle accise ma si da per scontato che sarà quasi impossibile arrivare fino a quel punto e che le elezioni si terranno subito dopo l'estate.

Tuttavia sulla fiducia al governo emerge più di un dubbio. Soprattutto dal fronte renziano. Stamattina era stata giudicata come una "fuga in avanti" quella del reggente Maurizio Martina che, in una trasmissione tv, aveva risposto "voteremo sì" a chi gli chiedeva se il Pd avrebbe votato la fiducia al governo presieduto dall'ex-commissario alla spending. Dice l'ex-ministro Valeria Fedeli: "Noi del Pd gli unici a votare governo Cottarelli? E chi lo ha detto che lo votiamo? Noi sosteniamo il Presidente Mattarella, dopo di che dipende con quale programma si presenta e per fare cosa. C'è un problema di merito per dire sì o no".

La questione della fiducia a Cottarelli resta, per ora, sospesa. Da più parti si invoca la convocazione immediata dalla Direzione Pd per fare il punto della situazione. Intanto domani si riuniranno i gruppi. Alle 12 sono stati convocati i deputati e alle 15 ci sarà la riunione al Senato con Renzi che stamattina sarà a Circo Massimo e in serata in tv a Otto e Mezzo. "Il Pd - ha scritto nella enews - non deve perdere neanche un secondo a litigare, ma offrire un'alternativa credibile. Repubblicana".

No ai litigi, è l'appello di Renzi, ma il Pd resta lacerato dalle difficili settimane dopo il 4 marzo. E lo dimostrano i primi veleni già partiti proprio attorno al ruolo dell'ex-segretario e sopratutto su chi farà le liste visto che un segretario eletto non c'è e l'ultima assemblea ha congelato la reggenza Martina (che oggi ha riunito i big dem al Nazareno per fare il punto della situazione).

E' bastata una nota dell'eurodeputato Enrico Gasbarra che ha richiamato in campo Renzi, per manifestare le tensioni. "Ad una situazione straordinaria si risponde con azioni straordinarie. E' tempo di convocare Direzione e Assemblea per azzerare il dibattito interno e chiedere, tutti insieme, a Matteo Renzi di riprendere la guida del partito. L'Italia viene prima di tutto", ha proposto Gasbarra.

La replica arriva a stretto giro da Giovanni Zannola, giovane del Pd di Roma, area Zingaretti: "Dietro alla proposta di rimettere in sella il segretario dimissionario" c'è "un tentativo disperato di mettere le mani sulle liste da presentare alle ormai probabili e prossime elezioni...".

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