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Dostoevskij e non solo, il 'prof' Conte all'esame dell'aula

05 giugno 2018 | 16.51
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Giuseppe Conte (AFP PHOTO)
Giuseppe Conte (AFP PHOTO)

Poco più di un'ora per leggere 25 pagine di dichiarazioni programmatiche e il professor Giuseppe Conte, presidente del Consiglio al vaglio dei senatori per la fiducia, si ritrova per una volta lui sotto esame. Platea in maggioranza a favore, quella dei senatori Lega e M5S, e opposizione di centrodestra piuttosto acquiescente, mentre dai banchi del Pd solo a tratti si leva qualche contestazione. Ma dalle aule universitarie a quella di palazzo Madama il colpo d'occhio cambia radicalmente e per un docente a digiuno di politica può essere anche mozzafiato. Fatto sta che lui prende il coraggio a quattro mani e va: si schiarisce a tratti la voce, probabilmente colto dall'emozione del momento, si concede qualche bicchiere d'acqua, il primo proprio all'inizio, quando parla del progetto di cambiamento per l'Italia.

Le parole sono forbite, da giurista, il tono è da accademico ma senza sussiego, e quasi da conversatore. Molte le citazioni, da Puskin a Dostoevskij, passando per Jonas, Beck e Hillman. Il linguaggio è sicuramente dotto, sembra quasi una lectio magistralis, a tratti anche paternalistico. Pone l'accento sulla parola 'cambiamento', considerata la vera 'cifra' dell'esecutivo giallo-verde da lui presieduto, il primo della storia della repubblica italiana. Sottolinea il 'vento nuovo' che ora soffia sull'Italia, parla di ''stagione nuova''. Nel discorso 'cittadini' compare 31 volte, 33 il 'governo', 22 'Paese'.

In un certo senso gioca fuori casa, il professor Conte, che per l'occasione sfoggia un classico abito blu con camicia bianca e cravatta violet e rispolvera due dettagli di stile molto british, gemelli da polso e un fazzoletto bianco nel taschino della giacca.

Un filo di tensione si nota, ma dalla sua ha i capi delle 'tifoserie' del suo esecutivo che gli siedono accanto. Luigi Di Maio e Matteo Salvini lo sostengono visibilmente e sottolineano con applausi e ampi cenni di assenso i passaggi cruciali dell'intervento.

Tantissimi i battimani, almeno un paio le standing ovation, sempre da parte della maggioranza giallo-verde. Alla fine, prova persino a uscire dal recinto dell'alleanza, si rivolge alle opposizioni, accompagnando le parole con plateali movimenti del capo alla sinistra e alla destra dell'emiciclo. Succede quando si sofferma sulla ''centralità del Parlamento'' e il ruolo delle opposizioni. E qui, sembra 'scivolare', come sottolineato dai brusii delle due ali delle opposizioni, perché sembra concedere qualcosa che a loro spetta per regolamento.

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