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Caso Aquarius, vescovi: "Sconfitta di politica e Ue"

11 giugno 2018 | 17.59
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(Fotogramma)
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"Non è una vittoria dell'Italia, ma una sconfitta della politica in generale e della Ue in particolare". Così il cardinale Francesco Montenegro, presidente della Caritas e responsabile della Cei sul tema dei migranti, commenta all'AdnKronos il caso della nave Aquarius, nato con la chiusura dei porti italiani annunciata dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, dopo il rifiuto di Malta di accogliere l'imbarcazione, e concluso alla fine con la disponibilità espressa dalla Spagna del nuovo capo del governo socialista Pedro Sanchez.

"Questa volta alla fine è andata bene. Ma la prossima volta? Che si fa? Si aspetta di volta in volta che un Paese si faccia generosamente avanti? Facciamo un bel sorteggio? Ma con la vita umana non si può giocare!", esclama l'arcivescovo di Agrigento, dicendosi "davvero amareggiato" per questa vicenda. "La politica deve prendere atto che questi non sono episodi che avvengono sporadicamente; sono fatti strutturali, sono popoli che si spostano e lo fanno non per turismo ma per sfuggire a guerre, violenze, soprusi, fame, povertà, malattie, disastri climatici...".

Per il cardinale Montenegro, "è la Storia che sta cambiando e chi può fermare la Storia? Sono trent'anni che continuiamo a definire le migrazioni come una 'emergenza'. E' davvero strano questo braccio di ferro, ora tra Italia ed Europa, sulla pelle di gruppi di persone che mettono a rischio la loro vita. La politica questo non se lo può e non se lo deve permettere: questa è la prova più chiara di come sia debole la politica in Europa".

Per il presidente della Caritas italiana, "è assurdo battere i pugni sul tavolo davanti a vite in pericolo e al diritto internazionale che impone il salvataggio delle persone in mare. La politica deve essere capacità di dialogo e ricerca del bene comune, tutelando prima di ogni cosa i diritti umani. La politica deve tornare a saper fare il suo mestiere".

Sottolinea il cardinale Montenegro: "La migrazione non è il male mondiale che dobbiamo guarire, il male è la diseguaglianza che c'è nel mondo e che provoca le migrazioni di intere popolazioni. Il fenomeno migratorio può essere il termometro che misura la febbre, ma non è la malattia da sconfiggere. Va sconfitta l'ingiustizia che la provoca. Dicono che il ministro Salvini ha vinto? Non voglio dare giudizi sul suo gesto: dico solo che quella tra ieri e oggi è stata una singola battaglia, chiusa positivamente grazie alla Spagna. Ma c'è tutta una guerra da affrontare, per restare nella metafora bellica che non condivido", conclude l'esponente della Cei.

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