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Silvio contro il decreto dignità

09 luglio 2018 | 08.42
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Silvio Berlusconi (AFP PHOTO)
Silvio Berlusconi (AFP PHOTO)

Scontro Forza Italia-governo sul decreto dignità. Silvio Berlusconi si è infatti detto "molto preoccupato", perché il provvedimento "è certamente un male per le imprese, per i lavoratori, per l’occupazione, per i veri e propri drammi sociali che l'Italia deve affrontare". Con questo decreto "il governo Conte-Di Maio-Salvini ha mostrato il suo vero volto" ha scritto l'ex premier e leader di Forza Italia in una lettera al 'Corriere della Sera', ricordando che "un milione di contratti che stanno per essere rinnovati ora sono a rischio e per quasi la metà si tratta di giovani".

Secondo il leader di Forza Italia, con il dl dignità ci saranno "più disoccupati e più sfruttati: non è certo quello che vogliono i giovani del sud senza lavoro, ma non è neppure quello che si aspettavano le piccole e medie imprese del nord che hanno dato fiducia al programma del centrodestra". Quindi, ha aggiunto, "per difendere l’occupazione, sarebbero necessarie misure come il taglio del cuneo fiscale e invece ci troviamo di fronte a provvedimenti che rischiano di bruciare migliaia di posti di lavoro".

DI MAIO - Ma sul decreto dignità l'esecutivo non arretrerà: lo ha detto ai microfoni di Radio1 il ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio. "Fiducia? Non credo ci sia bisogno perché il Parlamento deve avere la possibilità di discutere e migliorare il provvedimento. Certo noi non arretreremo se l'intenzione dovesse essere quella di annacquare le norme contro il precariato e la delocalizzazione".

Il vicepremier ha ribadito come il governo sia aperto ai miglioramenti, "nel caso si vogliano eliminare scartoffie burocratiche, aumentare le sanzioni a chi delocalizza o dare una nuova stretta al gioco d'azzardo", ma non a cambiare "la stretta sui contratti a tempo determinato". Anzi, sul gioco d'azzardo ha ipotizzato un nuovo passo avanti: "Cominciamo a verificare la possibilità di una stretta sulle concessioni, non solo sulle pubblicità".

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