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Rai: Luca Mattiucci, mi candido al Cda in nome della comunicazione sociale

14 luglio 2018 | 15.23
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Fotogramma - FOTOGRAMMA
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Il suo programma è on line, si intitola '#laRaichevorrei' e la sua è una candidatura totalmente indipendente al Consiglio di amministrazione della Rai: "Approfittando della possibilità offerta dalla riforma Renzi della Rai mi sono autocandidato per portare la mia esperienza nella comunicazione, nell'informazione sociale che per la Rai servizio pubblico è nodale". A parlare è Luca Mattiucci, napoletano, classe 1982, docente universitario, giornalista che con la Rai si è già incrociato in altra veste da quella per cui si è candidato: "Quando ero al Corriere della Sera, con il Tg2 - ricorda - ho realizzato degli spazi dedicati al mondo del sociale, nel 2015-2016". Per il Corriere della Sera, sino al 18 settembre 2017, è stato ideatore responsabile della sezione sociale dedicata a volontariato, cooperazione, sostenibilità e terzo settore. Dal 2016 è Direttore responsabile del quindicinale d'informazione di Italo Treno NTV 'Il Paese della Sera', nell'ambito del progetto di responsabilità sociale avviato nel 2016 da Italo, nato dalla collaborazione con l’associazione White Stone Company in partnership con la sezione sociale del Corriere della Sera, la Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Cariplo e Fondazione Bracco, il progetto mira a promuovere temi quali la solidarietà, il volontariato e il bene comune.

Mattiucci si è autocandidato fra quanti corrono per i due posti in cda Rai di cui deciderà la Camera con il voto fissato per il 18 luglio: "Nel bando, aperto a chiunque, c'è un richiamo specifico alle competenze nella comunicazione sociale. Io ho pensato di portare un contributo in questo senso e le mie idee le ho riassunte in un rapido programma distribuito a tutti i parlamentali e consultabile sul blog lucamattiucci.blogspot.com, spiega il candidato. Fra i punti proposti da Mattiucci, riassume lui stesso, "sicuramente andrebbero potenziate le audiodescrizioni e le sottotitolazioni, visto che ben 6 milioni di telespettatori fruiscono solo del 5-10% della programmazione Rai. Altra cosa è spingere sulla digitalizzazione: Di Maio parlava di una Netflix di viale Mazzini, io credo che la logica debba essere quella di una media company in grado di concorrere sul mercato".

Quanto al nodo canone/pubblicità, "il canone c'è ma non basta e i soldi della pubblicità possono essere riconvertiti per creare sviluppo: viale Mazzini come innovation hub, laboratorio sperimentale aperto ai giovani, alle università", sostiene Mattiucci che attacca poi la prassi delle esternalizzazioni: "Bisogna tornare a puntare sulle professionalità interne, non è possibile che si tenda ad esternalizzare qualsiasi cosa, un conto sono le sinergie con altri gruppi di produzione un altro conto è essere grandi erogatori a favore di fornitori esterni". E poi "ci vuole una riorganizzazione per la produzione dei Tg, ma questo può venire solo con una Rai indipendente dal potere politico". Un'altra riforma? "Si, lo strumento è questo - risponde Mattiucci - La riforma Renzi è una delle cose che devono essere cambiate. Adesso, ad esempio, su centinaia di candidati solo una quindicina ha davvero la possibilità di essere eletta dal Parlamento e nessuno di loro è estraneo alle dinamiche dei partiti. Del resto è impossibile pretendere che si affidi un'azienda come la Rai a un Cda scelto sulla base solo dei curriculum".

"La riforma Renzi è l'ennesima macchina dell'apparenza. Bisognerebbe creare un meccanismo di selezione con confronti, audizioni. E comunque un Cda di sole sette persone è troppo poco numeroso per essere fuori dalla gestione della politica. Altro nodo quello del dg: è eccessivo che possa sottoscrivere maxi contratti senza dover chiedere nulla a nessuno, così diventa un 'reuccio'", sostiene Mattiucci che se non sarà eletto, afferma, cercherà di portare il suo programma all'attenzione di chi entrerà in Cda. Quanto, infine, alle sue preferenze politiche, "alle ultime elezioni - afferma il candidato al Cda della Rai - mi sono astenuto perchè non sono riuscito a trovare una 'dimensione' che fosse la mia, a riconoscermi in una delle forze in campo. La volta precedente avevo votato per il Pd".

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