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Moro, poca tv e Saramago: Conte si racconta

19 luglio 2018 | 12.10
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Ex elettore del Pd, credente, il premier Giuseppe Conte si definisce un "giurista pragmatico". Guarda "pochissimo" la tv, "partite di calcio, o di tennis, e film d'autore". Legge "noiosissimi testi di diritto". E, quando può "letteratura". Il suo scrittore preferito è "Josè Saramago" mentre il modello politico è "Aldo Moro". A quasi due mesi dalla nascita del governo giallo-verde, il presidente del Consiglio si racconta in una lunga intervista rilasciata al direttore del 'Fatto Quotidiano' Marco Travaglio. Proprio lui che ha sempre mantenuto un low profile. "Penso che gli italiani siano più interessati alle iniziative del governo che alle parole dei governanti", sostiene, anche se "parlerò un po' di più - garantisce - ma solo quando avrò qualcosa da dire di concreto su quello che sto facendo".

I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono invece sempre sotto i riflettori. "Ma nessun premier si sceglie da solo, tutti i premier sono scelti da altri - rivendica Conte - Avere al mio fianco i due leader dei partiti di maggioranza è persino un vantaggio, perché mi evita le liturgie dei vertici di coalizione e rende più diretto il confronto e più spedito il percorso del governo". Conte poi si lascia andare a qualche indiscrezione sul suo passato. Sui contenziosi avuti con l'Agenzia delle Entrate spiega: "Quando ancora convivevo con mia moglie, in una casa senza portiere, si accumulavano notifiche che non sempre riuscivamo ad andare a ritirare alla posta. Poi però ho sempre pagato tutto".

Riguardo alle polemiche sul suo curriculum esplose prima della formazione del governo, invece, replica: "Non ho scritto nulla che non fosse vero, anche se poi le conferme dai vari atenei, dopo il polverone iniziale, si sono perse nel baccano generale". Mentre, in merito alla sua fede politica, ammette: "Votai l'Ulivo di Prodi. Una volta credo i centristi (mai FI né An). E il Pd fino al 2013. Ma poi, deluso, mi sono ravveduto". "Nel 2018 ho votato M5S", aggiunge, ma "mai avuto tessere", assicura.

Tornando al governo, Conte commenta la querelle, con conseguente scambio di accuse, in corso tra l'ong spagnola Open Arms e il Viminale. "Non abbiamo ancora informazioni risolutive - spiega Conte - ma è inaccettabile che un'Ong - ammesso e non concesso che sia mancato il pronto intervento della Guardia costiera libica - incolpi il governo italiano". Interpellato poi sulle dichiarazioni di Salvini sui migranti Conte taglia corto: "Col ministro Salvini non parliamo di scelte lessicali, ma non mi pare una persona indifferente a certi valori".

Conte sottolinea come la gestione e la redistribuzione in Europa dei migranti debba diventare "una prassi, affidata non più alle nostre telefonate ai partner, ma a un gabinetto o comitato di crisi sotto l'egida della Commissione Ue, che poi si faccia mediatrice con i vari governi".

Parlando di fisco, il premier annuncia: "Abbiamo in cantiere una riforma organica, direi rivoluzionaria, del fisco basata su due aliquote e una no tax area, consentiremo a chi ha col fisco pendenze senza colpa di azzerarle". "La Costituzione impone giustamente la progressività fiscale e noi la rispetteremo", spiega il presidente del Consiglio.

Riguardo al 'caso della manina' sollevato da Di Maio, invece, sostiene: "Non ho tempo per fare il detective. Certo quel numero di 8 mila disoccupati all'anno è arrivato all'ultimo, fuori tempo massimo perché potessimo controbattere con dati più attendibili a quelle stime poco plausibili". Non si sbilancia sull'eventuale riconferma di Boeri mentre sul ministro dell'Economia Giovanni Tria dice: "Lui è il Cerbero che deve far di conto. È il suo mestiere, nessun allarme". Nega poi la possibilità dell'uscita dell'Italia dall'euro: "Mai avuto né io né i miei ministri intenzioni del genere".

Infine, in merito alla riforma in materia di legittima difesa "vogliamo solo risparmiare a chi davvero spara per difendersi il calvario dei vari gradi di giudizio", dice il premier, "comunque - assicura - non daremo incentivi a farsi giustizia da soli, ad armarsi tutti o a sostituire la difesa delle forze dell'ordine con l'aut o difesa personale".

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