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Manovra, sfida all'Europa

17 ottobre 2018 | 07.59
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Jean-Claude Juncker (Fotogramma/Ipa)
Jean-Claude Juncker (Fotogramma/Ipa)

Nuovo scontro tra Juncker e i due vicepremier. Ricevuto il Draft Budgetary Plan, il documento programmatico con il quale il governo italiano ha tracciato le linee della prossima manovra, il presidente della Commissione europea ha chiarito immediatamente il proprio pensiero sul discostamento dagli obiettivi di bilancio nel 2019.

"Non abbiamo ancora messo in questione il bilancio dell'Italia. Abbiamo lanciato degli avvertimenti, forse prematuri. Se accettassimo tutto quello che il governo italiano propone, avremmo delle controreazioni virulente in altri Paesi della zona euro", ha sottolineato Juncker in un'intervista-appello. E se la Commissione europea tollerasse dei "dérapages", degli sbandamenti, dell'Italia rispetto alle regole di bilancio Ue, sarebbe ricoperta di "insulti e invettive" in altri Paesi europei.

In un contesto internazionale, è la sua premessa, ogni "governo che arriva deve rispettare la parola data" dai suoi predecessori. Nel corso di una telefonata nel pomeriggio "dirò al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che evidentemente i conti pubblici italiani ci provocano molta preoccupazione, ma che non abbiamo pregiudizi" sulla manovra economica. Telefonata arrivata nel tardo pomeriggio di ieri. "Discuteremo con i nostri amici italiani - aveva aggiunto Juncker - nello stesso modo in cui discutiamo con gli altri Paesi membri dell'Ue. Non c'è animosità da parte nostra, nessun pregiudizio, niente di tutto questo: gli italiani hanno eletto un governo, che è legittimo e che bisogna rispettare, come bisogna rispettare la Repubblica Italiana in tutte le sue componenti". "Avremo un dibattito virtuoso con i nostri amici italiani - ha continuato il presidente della Commissione - che sanno che il livello di indebitamento pubblico è troppo elevato. Nessuno dice il contrario: sanno che nelle proposte di bilancio non rispettano nella loro interezza le raccomandazioni del Consiglio dei ministri e del Consiglio Europeo". Ad ogni modo, l'Italia non deve essere messa sul "banco degli imputati" nel Consiglio europeo di questa settimana, "l'Italia e il popolo italiano hanno il genio per fare le cose. E devono essere rispettati. Io rispetto profondamente l'Italia. E vorrei che il governo italiano rispettasse nella stessa misura l'Unione Europea".

Affermare "che io sarei contro l'Italia è un'idiozia (une foutaise, ndr). E' una menzogna" ha detto ancora Juncker precisando che l'Unione europea "non" potrebbe sopravvivere senza l'Italia". E affermare che i vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Luigi Di Maio "sono un pericolo per l'Europa mi sembra una maniera eccessiva di descrivere le cose, anche se uno dei due dice che io sarei un pericolo per l'Europa e che la starei distruggendo. Tutto ciò che è eccessivo".

Non si è fatta attendere la replica dei due vicepremier. In un post su Facebook Luigi Di Maio ha commentato: "Noi andiamo avanti con le misure chieste dal popolo. Juncker continui pure a rivoltarsi, gli rimane tempo ancora fino a maggio". "Oggi dice che l’Eurozona si rivolterà contro tutto questo per mantenere lo status quo che ha causato solo povertà e disoccupazione crescente. A nome di chi parla? Dei vari ministri, del presidente dell’Eurogruppo, del suo partito che l'altro ieri ha fatto il minimo storico alle elezioni in Lussemburgo? Juncker faccia nomi e cognomi di chi davvero prende le decisioni all’interno dell’Unione Europea" scandisce Di Maio. "Non ci si può attaccare a vincoli ad personam, decidendo in modo scientifico di attaccare un Paese sovrano solo perché quel governo non è simpatico a lui e all'élite di cui fa parte" dice il vicepremier.

A replicare a Juncker è anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. "La manovra italiana è passata, Juncker se ne faccia una ragione e si beva un caffè - afferma il leader della Lega - Gli sbandamenti sono arrivati in questi anni dall'Europa, che ha portato precarietà e insicurezza in un intero continente". "Un'Italia che cresce è interesse di tutti - ha aggiunto Salvini - tranne forse che di Juncker, e di pochi altri che ci vorrebbero Paese di conquista, campo profughi o nazione deindustrializzata, si rassegnino. Gli italiani hanno tirato su la testa, ognuno decide a casa sua".

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