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Il rigore di Gianfranco Teotino, i cambi di Prandelli avevano il sapore della disperazione

21 giugno 2014 | 16.38
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Contro la Costa Rica, l’Italia ha finito con un 4-2-3-1 che non era stato provato in nessuna delle partite precedenti al Mondiale

(Xinhua)
(Xinhua)

Avevamo sopravvalutato l’Inghilterra. Tutti i dubbi espressi prima della partita dell’esordio a Manaus sulle scelte di formazione di Prandelli si sono purtroppo confermati. A schierare una formazione imbottita di centrocampisti, magari bravi nel palleggio, ma tutti senza cambio di passo, di ali non dispiegate, perché Marchisio e Candreva tutto possono fare tranne che sprintare sulle fasce, e con un solo attaccante, senza nemmeno una mezza punta a sostenerlo, puoi magari farcela una volta, approfittando dei difetti degli avversari, ma alla lunga in una competizione così difficile non vai da nessuna parte.

I cambi nel secondo tempo di ieri hanno lasciato ancora più perplessi. L’inserimento progressivo, fino a esaurimento scorte, di altri attaccanti aveva più il sapore della disperazione che della scelta consapevole. L’Italia ha finito con un 4-2-3-1 che non era stato provato in nessuna delle partite precedenti al Mondiale. E’ vero, come ha detto il ct, che dagli uomini della panchina ci si poteva aspettare di più, ma sono stati inseriti in una situazione ormai quasi già compromessa, con mezza squadra demoralizzata e frustrata e senza un solido contesto tecnico-tattico.

Le certezze si sgretolano. Il caldo è un alibi che non regge. C’erano una trentina di gradi ieri a Recife. A Salvador si stava peggio, eppure avete visto la Francia come correva? La verità è che, oltre a qualche giocatore importante, Balotelli ovvio, sono mancati gioco e coraggio.

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