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Governo Draghi, in squadra 'pesa' ala moderata Fi

12 febbraio 2021 | 22.23
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C'è forte fibrillazione in particolare per l'esclusione di Antonio Tajani. Silenzio Berlusconi

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Forza Italia torna al governo in una maggioranza atipica di unità nazionale sotto la guida di Mario Draghi: ottiene tre ministeri, quello della Funzione pubblica e due new entry, il Sud e le autonomie. L'ingresso nell'esecutivo di Super Mario segna anche un cambiamento della geografia politica interna del partito. Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta sono tutti esponenti dell'ala moderata azzurra e sponsor della strategia 'responsabile' di Silvio Berlusconi: con il loro ingresso nella squadra di 'Super Mario' l'ago della bilancia pende decisamente a sfavore dei cosiddetti sovranisti filosalviniani.

Osvaldo Napoli, parlamentare di lungo corso ed esponente di 'Voce Libera', l'associazione fondata dalla Carfagna, lo dice a chiare lettere all'Adnkronos: ''Questa è la vittoria netta dell'area moderata sia dentro Fi che nella Lega nei confronti del populismo, del sovranismo e dell'antieuropeismo, che in questi anni sono stati portati avanti all'interno del centrodestra". In una parola, fa notare Napoli: ''Dentro Fi ha prevalso la linea di Gianni Letta...''. La linea, cioè dello storico braccio destro del Cav, da sempre emissario forzista presso il Quirinale (Sergio Mattarella in questo caso).

I carfagnani, per lo più tutti del Sud, stanchi di un centrodestra a trazione salviniana e fino a qualche settimana fa molto tentati dallo strappo per dar vita a un nuovo contenitore politico di centro con i 'totiani' di Cambiamo e magari 'Azione' di Carlo Calenda, ora cantano vittoria per l'assegnazione di un dicastero del Mezzogiorno alla loro leader: ''Finalmente Fi è tornata ai suoi valori moderati ed europeisti delle origini''.

La 'promozione' di tre deputati, raccontano, avrebbe però creato malumori tra i senatori forzisti, che fanno notare: ''Anche noi abbiamo contribuito a far cadere il Conte ter e a far nascere l'esecutivo Draghi...''. In casa Fi, insomma, c'è forte fibrillazione: sorprende, in particolare, l'esclusione di Antonio Tajani, che fino all'ultimo il totonomine dava in pole per un ministero di peso. E fa notizia il silenzio, per ora, del leader, Berlusconi, che molti interpretano come delusione per aver ottenuto tre dicasteri senza portafoglio, nessuno di peso rispetto ai numeri di Fi, ora terzo gruppo in Parlamento. Un big azzurro, della vecchia guardia, che vuol restare anonimo, fotografa così la situazione: ''Per Fi tre deputati e zero senatori, tre anti-Lega. Di fatto, vince la linea centrista della Camera...''.

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