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Luigi Bisignani: ''Lettori si divertono a identificare personaggi del 'Direttore'''

30 aprile 2014 | 17.34
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Luigi Bisignani: ''Lettori si divertono a identificare personaggi del 'Direttore'''

''Se ne stava appeso a una corda legata all'ultimo lampione del vecchio ponte sul Tevere…''. Comincia con l'occhio puntato su un corpo seminudo di un vecchio a Ponte Milvio, il libro 'Il Direttore. Un romanzo sul potere', edito da Chiarelettere (pp. 240, euro 16). A firmarlo e' Luigi Bisignani, ex capo ufficio stampa per diversi ministeri della Prima repubblica e attualmente partner di una società di consulenza. ''Sono contento del successo di questo romanzo -spiega Bisignani all'Adnkronos- perche' i personaggi stanno diventando reali, solo perche' lo stanno diventando per i lettori, che si divertono ad identificarli''.

''Del resto -sorride il giornalista che ha rivelato molti retroscena della vita politica italiana- tutte le storie romanzate sono molto legate alla realtà. Tra i commenti che ricevo, la gente e' affascinata dagli intrighi del potere, che in questo libro non sono quelli della politica -perche' la politica ha ormai stancato- ma gli intrecci tra finanza ed editoria. Uno spaccato che dovrebbe aprire un serio dibattito per agevolare il futuro degli editori puri''.

Pagine da scoprire, queste, come le dita bruciate di quell'uomo appeso che mette in moto l'azione portandoci dal Vaticano alle coste della Florida, inseguendo una trama in cui si riconoscono trent'anni di ombre e segreti italiani. Nelle ventisette 'scene' del romanzo, scorre infatti varia umanità. A iniziare da Mauro De Blasio, direttore di un grande quotidiano nazionale, pronto a tutto pur di non cadere. Quando il potere del banchiere che l'ha portato in vetta scricchiola paurosamente, tocca a lui offrire il suo aiuto. Con ogni mezzo. Anche Fosco Massani, cronista di nera, è pronto a tutto. Perché non ha niente da perdere. E poi c'è il cardinale Aimone, il 'santo pescatore', che a mezza bocca ricorda che ''delusione e irritazione spesso viaggiano insieme'', e non è il caso di far venire il sangue amaro agli 'amici'.

Sotto i riflettori anche Fosco Massani, che confessa di non aver sempre fatto il giornalista, perche' prima era ''un bravo ragazzo''. Con la sua giacca di velluto con le toppe, ama le storie di confine. Le condivide con un commissario, Osvaldo Sorino, che è la 'spalla' di altre scene perdute a rincorrere verita' che passano. Lo sbirro e il cronista che nella sua vita non ha mai messo un punto esclamativo a un pezzo e odia i computer, imboccano scale e salgono storie. Nella penna agile di Bisignani riempiono la storia fatta di giornali e caccia alla notizie. Ma nella sala riunioni dell'antico palazzo, a cui conduceva una porta in lego di quercia, si agita anche altro. Ora si punta sugli 'antennisti delle procure', un diluvio di intercettazioni e spesso un deserto di prove, e si accende il ventilatore per muovere fango.

Non importa chi ci capiti sotto: ''I lettori del giornale, come nel Medioevo, sembravano provare un estremo piacere quando certi personaggi del mondo del potere finivano alla gogna''. Storia di sempre, dove il 'loghion' popolare ricorda che sulla tunica del poveraccio in Croce i soldati lanciano i dadi. A volte a gettarli è gente come la spietata Lucrezia Sansovino: ammanicata a doppio giro con spie e altri soffiatori di vetro, gesticola nella 'camera iperbarica' dove nessuno può ascoltare le sue telefonate. Un giorno, pero', qualcuno le dira' che i pezzi piu' importanti da scrivere sono quelli ''senza padroni'': raccontano solo cio' che merita di essere raccontato.

In alcune situazioni, dira' la vedova Ingrid Sobiesby allo 007 che ha dinanzi, ''il meglio non basta. Bisogna metterci il cuore''. Il giornale ha montato il patibolo per Luca Alessandri, finito in manette. Anche la FarmErbank ha una sorte nera sul collo. La linea di De Blasio e' chiara: 'Niente sconti'. E del resto tutti dovrebbero ricordare che ''al telefono, volendo, tutto è reato''. Nella galleria dei tipi umani c'e' anche Lodovico Bogani, 'il Sultano'. Schizzi di affari che lasciano il segno, anche se il 'Direttore' odia sporcarsi i vestiti anche quando fa l'amore con Rossella, dedicandole non piu' di dodici minuti. Nella testa c'e' un gioco che prende al cervello come la cocaina: il rilancio, l'approfondimento. Conta restare in pagina, anche se ''non esisteva niente di piu' inedito della carta stampata''.

Ci si muove tra ombre che raddoppiano i loro movimenti, su una scrivania come su un letto. La vera caccia si deve dare al legame che ha unito personaggi spietati per tutto questo tempo. ''Il potere risiede dove gli altri ritengono sia'', scrive Bisignani. Il bastone da maresciallo, pero', non dura all'infinito. Lo sa anche il freddo Bogani che usa inchiostro verde per stendere gli ordini che contano. Un giorno dalla libreria il banchiere prende un volume, 'Il libro degli amici' di Hugo di von Hofmannsthal: in ogni epoca -leggeva l'uomo solo con la sua coscienza sul foglio stretto tra le mani ossute- sotto la maschera di una forza eccezionale si cela sempre una singolare debolezza.

Tra le intercettazioni 'irrilevanti' si nasconde un segreto che puo' far saltare qualche sedia. Se qualcuno decide di andargli troppo vicino, puo' dare molto fastidio. Sul tavolo verde si gioca a carte coperte. Il cadavere forse ha la tunica di un prelato e ''la morte e' un'ombra che segue sempre il corpo''. Non manca una spruzzata di Servizi, rappresentata da Riccardo Treves, il funzionario a cui piacciono i ciclamini perche' sembrano fiori teneri ma in realta' resistono tutto l'inverno. Anche il funzionario ha la pazienza del pescatore, agisce di mulinello e frizione. E aspetta la preda. C'è nuovo sangue da far correre, come il desiderio davanti al mare di Marbella. In fondo per ciascuno c'è sempre una partita doppia, un segreto da scoprire, come la borsa nera di Goran Raven e il vicolo stretto che conduce al 'cartello di Leopoli'.

Destino obliquo che fa spostare il fuoco di un'inchiesta a Taranto, e fa capire che spesso ''la gratitudine è il sentimento della vigilia''. Per la nicchia di questi personaggi passa il destino di tanti. Anche se per qualcuno, per fortuna o per scommessa, ci sono ''le seconde occasioni''. Dietro ciascuno, sembra di scorgere Bisignani che si diverte a mettere in scena l'assurdo del reale, trascinando il lettore fino all'ultima pagina scoprendo che il silenzio conta piu' di una parola. Non a caso Treves, la spia, insegna: ''Non è il denaro che non dorme mai, è il potere''

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