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La suocera di Raoul Bova contro il 'genero', si scatena la rete. Ma è solo una storia del suo nuovo libro

11 agosto 2014 | 16.21
LETTURA: 4 minuti

La lettera di Annamaria Bernardini de Pace, suocera dell'attore ma anche noto divorzista, scritta su 'il Giornale' con il seguente titolo: 'Caro genero degenerato, vai e non tornare'. Una missiva che ha scatenato subito una pioggia di tweet polemici per la scelta - così poteva apparire sulle prime - di mettere in piazza affari privati

(Foto  Infophoto) - INFOPHOTO
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"Non hai né fegato, né cuore, mio caro genero, o degenero per meglio dire. La tua forza, anche sessuale, dura per il tempo di uno spot. Sei un uomo a breve termine di conservazione. Scaduto". Si conclude così la lettera di Annamaria Bernardini de Pace, suocera di Raoul Bova ma anche noto divorzista, scritta su 'il Giornale' con il seguente titolo: 'Caro genero degenerato, vai e non tornare'.

Una missiva che ha scatenato subito una pioggia di tweet polemici per la scelta - così poteva apparire sulle prime - di mettere in piazza affari privati. A ben guardare, però, si tratta di una missiva nella quale Annamaria Bernardini de Pace, rivolgendo parole di fuoco a un genero non bene identificato, fa riferimento alla nipotina e dal matrimonio fra Raoul Bova e Chiara Giordano (figlia della Bernardini de Pace) sono nati solo figli maschi.

L'equivoco, però, nel frattempo ha fatto rumore su Twitter richiamando l'attenzione di svariati personaggi politici e dello showbiz. Ma fonti ben informate raccontano che, in realtà, la Bernardini de Pace, non è nuova a questo tipo di lettere che raccontano, senza fare nomi, solo le storie di cui è venuta a conoscenza in qualità di avvocato e che presto entreranno a far parte del suo prossimo libro.

"L'ultima verità te la dico io - si legge nella parte finale della lettera dedicata evidentemente a un genere 'tipo' - perché tu non abbia ripensamenti. L'amore di tua moglie per te è morto. Ammazzato da te, dalle bugie, dalla viltà, dai dolori generosamente inferti come colpi di maglio su di un bambino allegro e giocoso. Piangilo pure, per sempre, questo bimbo che hai prima ucciso e poi preso a calci, pensando stoltamente che forse sarebbe potuto risorgere, prima o poi. Non ti resta, infatti, che la verità. Per sua natura, inesorabile. Ma non so proprio se tu avrai mai il coraggio di guardarla. Hai tanto predicato il senso della famiglia e ora hai lasciato a tua figlia solo il bruciante senso dell'abbandono".

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