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Il giurato Verdone: "Fra gli italiani qualcosa mi ha convinto, devo vedere Martone"

01 settembre 2014 | 14.45
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Il regista incassa il Premio Bresson e parla del lavoro della giuria: "Ognuno ha le proprie idee e le porta avanti però è anche interessante ascoltare i pareri di chi è in disaccordo con te"

Carlo Verdone, giurato al Concorso di Venezia 71, aveva detto a inizio Mostra che se qualche film italiano lo avesse convinto si sarebbe fatto "non in quattro ma in mille", per sostenerlo e fino a questa mattina di italiani ne visti due su tre, 'Anime Nere' di Munzi e 'Hungry hearts' di Costanzo. Qualcuno lo ha convinto? "Non lo posso dire per correttezza", risponde Verdone all'Adnkronos. Anche senza fare nomi? Verdone cede: "Sì, c'è qualcosa che mi ha convinto, assolutamente sì, ma devo vedere ancora il film di Martone e devo vedere ancora tanti altri film".

"Il bello è che andando avanti scopri un film che è più importante di quello che hai visto e 'scavalla', magari tutti sono d'accordo su uno e improvvisamente arriva come un outsider e bam! Ci ricambia le idee... Questo è il divertente, però anche il delicato, quindi bisogna ragionare con molta ponderatezza, perché dobbiamo aiutare il talento vero. Gli autori hanno lavorato tanto, bisogna fare le cose bene o perlomeno onestamente".

Più in generale sul lavoro e l'atmosfera in giuria, Verdone dice che "è un ruolo molto molto duro, perché la giuria è inflessibile, ognuno ha le proprie idee e le porta avanti, però è anche interessante ascoltare i pareri di chi è in disaccordo con te perché ti aiuta ad aprire un po' la mente, o riflettere su una critica dell'opera che stai vedendo: forse ti era sfuggita una cosa, e quello te la fa notare, oppure sta dicendo una sciocchezza e allora tu controbatti. Insomma questo contraddittorio è molto positivo, però è una giuria molto intellettuale e sarà molto difficile, anche se alla fine arriveremo, per forza di cose, a scegliere sicuramente il miglior film, i migliori talenti".

Intanto il giurato Verdone è il regista più premiato, per ora, in questa edizione della mostra, dove ha ricevuto due riconoscimenti: ieri il Kineo al migliore film e alla migliore regia per 'Sotto una buona stella', oggi il prestigioso Premio Robert Bresson, da parte della Fondazione Ente dello Spettacolo (Feds) e della 'Rivista del Cinematografo', in accordo con il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Pontificio Consiglio della Cultura. Un premio quest'ultimo, che lo ha particolarmente commosso: "E' un riconoscimento molto importante, che viene dato a grandi autori. Quando mi hanno comunicato di questo premio mi sono anche intimidito, mi sono detto 'ma me lo merito veramente?', poi ho compreso che l'Ente dello Spettacolo stava cercando di guardare anche dalla parte della commedia, di mostrarsi più flessibile e più amorevole verso un genere che viene considerato ma non così tanto, nei festival importanti le commedie non ci sono mai perché vengono ritenute qualcosa di superficiale. Invece la commedia ha una sua funzione, soprattutto oggi, molto importante ma la devi far bene perché se non la fai bene crei un pubblico di superficiali, se la fai bene allora ha un senso".

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