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Il grido di Luigi Lo Cascio contro la povertà in una poesia di Ignazio Buttitta /Video

17 ottobre 2014 | 15.10
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L'attore e regista palermitano in piazza Montecitorio si unisce alla campagna Miseria Ladra: "Finché gli ultimi rimarranno ultimi e i primi, sempre più pochi, rimarranno tali, non potremo dirci uomini". E sottolinea: "Quando si offende la dignità anche di un solo uomo, è tutto il genere umano che viene umiliato"

Nella Giornata Mondiale per l'eliminazione della povertà, Luigi Lo Cascio si unisce a Libera e Gruppo Abele che a piazza Montecitorio hanno portato la campagna "Miseria Ladra" per dare voce alle vittime della crisi e a 10 milioni di italiani colpiti da povertà relativa e 6 milioni in condizione di povertà assoluta. E lo fa a modo suo, emozionato, recitando una poesia di Ignazio Buttitta del 1954 "Parru cu tia":

"Parlo con te, tua è la colpa/ con te che tra la folla fai l'indifferente tra una fumata e l'altra di pipa che sembra ciminiera/ sotto la visiera del tuo berretto vecchio

parlo con te, tua è la colpa/ guardatelo che faccia, di polpa sopra l'ossa non c'è traccia/ gliel'ha succhiata il tarlo della fame/ e la levatrice gli diede in dono, quel giorno che lo levò al mollame, pane e cipolla/ Parlo con te, tua è la colpa se porti il basto e non ti lamenti/ se il padrone serrando i denti col bastone e la cavezza/ ti fa molli le corna e te le raddrizza/ ti consuma i garretti e ti dà pugni ai fianchi/ t'ammacca ossa e spalle ti sfrega i calli ti scortica le piaghe/ ti spolpa come un cane e sulla tua carogna sputa e ti svergogna

Parlo con te, tua è la colpa/ e tu dimentichi quella tana, quel buco in cui rovesci l'ossa/ i tuoi figli in quella fossa con lo stomaco vuoto/ i braccini all'aria, gialli come malaria/ secchi e succhiati come ombre appiccicate al muro/ scheletri e pelle di tamburo/ vorrebbero essere farfalle i tuoi figli per essere vestiti/

agnelli per sentire caldo, e gatti e cani per spolpare ossa/ Parlo con te, tua è la colpa/ la scopa in un angolo, bucce di patate/ nel focolare cenere, la pentola di creta/ tua moglie con le ossa di pecora spolpata/ i materassi pieni di crine d'agave e madre e padre e figli tutti in un calderone/ L'asino a vista d'occhio che piscia e fa schiuma gialla/ perché la stoppia nelle budelle sciacqua/ e marcia appesa come una pigna sull'alcova una zucca molliccia cola rosso d'uovo/

e la fame piantata allo stipite della porta/ con gli artigli aperti e la boccaccia storta/

Strappa quella camicia rattoppata/ tingila e fanne un pezzo di bandiera/ entra nelle case dei poveri, scendi tra i carusi carcerati/ corri per stradoni e trazzere, chiama picciotti e vecchi giornalieri/ cerca nei fondachi e nelle grotte gli uomini persi, abbandonati e rotti/ gridagli con la voce di un leone/

'gente è arrivato il giorno degli affamati'/ Straccia questa camicia rattoppata/ tingila e fanne un pezzo di bandiera/ rossa come la tunica di Cristo/ e torcia sia il tuo braccio e il tuo polso/falla ondeggiare ai venti a pugno chiuso/ rossa era la tunica di Cristo.

In occasione della Giornata Mondiale per l'eliminazione della povertà, Lo Cascio sottolinea: "Finché gli ultimi rimarranno ultimi e i primi, sempre più pochi, rimarranno tali, non potremo dirci uomini. Quando si offende la dignità anche di un solo uomo, è tutto il genere umano che viene umiliato".

"Sono rimasto traumatizzato, pur non essendo una persona totalmente disattenta, dall'enormità dei dati diffusi da Libera e dal Gruppo Abele per Miseria Ladra: 10 milioni di italiani colpiti da povertà relativa e 6 milioni da povertà assoluta", continua l'attore e regista palermitano. Una situazione che "crea un paradosso: più questi zeri si aggiungono alla fine della cifra, più ci allontaniamo da queste persone che ci sembrano una massa indifferenziata senza nome che ricorda un po' quella penisola galleggiante di rifiuti nell'oceano. Finché ci si illude che l'oceano sia grande, può rimanere a galleggiare non vista e dimenticata finché non raggiungerà le coste di tutti".

"Queste cifre e questi numeri devono ridiventare persone, corpi, presenze e voci non solo da ascoltare, ma che esigono una risposta immediata", continua Lo Cascio.

"L'altro paradosso che ho notato leggendo la terribile diagnosi fatta dal Gruppo Abele - prosegue - è che le ricette proposte per combattere la povertà sono anche semplici e sensate. Io non sono un economista né un politico, ma trincerarsi dietro la risposta che siano cose difficili o impossibili da fare, come se la crisi in cui ci troviamo sia uno tsunami, una calamità naturale, è uno schiaffo alla dignità di tutti".

Lo Cascio ha quindi recitato la poesia di Buttitta, non nascondendo l'emozione per aver ascoltato fino a quel momento le storie di chi vive la crisi e la povertà sulla propria pelle. Povertà "che è un'emorragia, un sud che dilaga, sterminate solitudini di cui dobbiamo farci carico tutti", conclude l'attore.

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