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Al Festival Roma l'orso Nanuk e il giovane Luke, l'avventura di un'amicizia tra i ghiacciai

18 ottobre 2014 | 16.28
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Il film tratto dal romanzo di Brando Quilici e ambientato nell'Artico canadese è stato presentato nella sezione 'Eventi Speciali'. Nelle sale italiane dal 13 novembre. Michele Placido star in Cina. Clive Owen fa impazzire i fan sul red carpet. Rooney Mara per la prima di 'Trash'

Dal film il 'Il mio amico Nanuk'
Dal film il 'Il mio amico Nanuk'

Un cucciolo di orso polare, un bimbo che ha appena perso il papà, un'emozionante avventura fra i ghiacci dell'Artico e la storia di una grande amicizia che sfida ogni avversità. Sono gli ingredienti di 'Il mio amico Nanuk', adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Brando Quilici presentato al Festival di Roma nella sezione 'Eventi Speciali', in uscita il 13 novembre al cinema diretto da Roger Spottiswoode e, per le riprese sui ghiacci dell'artico, dallo stesso Brando Quilici (VIDEO).

La pellicola racconta un'appassionante avventura nelle sconfinate terre dell'Artico Canadese, ed ha per protagonisti il giovane Luke e Nanuk, un cucciolo di orso polare. Luke sfiderà i pericolosi elementi naturali per riportare alla madre il piccolo orso, aiutato nell'impresa da Muktut, amico del padre da poco scomparso, una guida che conosce bene quelle terre ostili.

"La più grossa difficoltà del film –racconta Brando Quilici, che ha all'attivo una grande esperienza come documentarista ed ha trascorso tre anni nell'Artico per produrre e dirigere una serie in 13 episodi su quelle terre così ostili e difficili- è stata la velocità con cui cresceva l’orso. Oggi pesa 150 chili, tra 2 anni ne peserà 500. Quando è arrivato sul set ne pesava 20, ed era pazzo di gioia perché non aveva mai visto la neve, essendo cresciuto in cattività: si rotolava dall’entusiasmo, era meraviglioso".

Una scommessa enorme, dato che la pellicola ha dovuto essere girata in soli 32 giorni e prevedeva delle scene con un orso polare. "Abbiamo messo insieme il bimbo con il cucciolo per un mese, prima del film, ed hanno formato una vera e propria famiglia –spiega il regista Spottiswoode- dando la riprova che apparteniamo tutti alla stessa specie".

"Si è creato un legame emotivo fortissimo. Durante le riprese -prosegue il regista- non l'ha mai danneggiato, e quando il bimbo cadeva l'orso entrava nel panico. E' stato cinema verità, non abbiamo fatto altro che registrare quanto accadeva".

Innegabile che la pellicola abbia anche uno scopo ambientalistico: "E' la storia di un'amicizia tra un bambino e un orso -spiega Brando Quilici- ma è innegabile che noi speriamo che, attraverso la visione del film, si scopra il mondo dell'Artico, un mondo poco conosciuto, naturalisticamente ricchissimo e da proteggere, perché tra 20 anni potrebbe non essere più così".

Nonostante ciò, Quilici rivela di aver dovuto faticare per portare molte associazioni ambientaliste dalla sua parte: "Quando ho avuto l'idea del film -racconta- andai allo zoo di Winnipeg, negli Stati Uniti. Mi dissero subito, ed avevano le loro ragioni per avere questa idea, che la loro filosofia era che l'orso e l'uomo non dovessero stare vicini, e quindi loro erano contrari al film. Calò il gelo".

Il progetto ha preso forma grazie anche all'apporto di Medusa che ha creduto da subito nell'idea, firmando un contratto per la sceneggiatura che ha reso possibile il percorso e lo sviluppo seguente del progetto. "Quello che ci ha colpito -dice Giampaolo Letta, vicepresidente e ad di Medusa- era l'idea di mettere insieme l'esperienza internazionale di Brando con una storia molto bella, tenera. Fare un film per famiglie con buoni sentimenti, quello della famiglia, della natura, è una sfida che abbiamo raccolto volentieri".

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