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Con gli Spandau Ballet gli anni '80 al Festival di Roma

20 ottobre 2014 | 18.01
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L'iconica band nel doc "Soul Boys of the Western World" di George Hencken, presentato nella sezione Gala. Il red carpet con il gruppo al completo. Photocall 'al contrario' per gli Spandau Ballett, seduti tra i fotografi /Video

It's 'True'! Per citare il titolo del singolo che nel 1983 li lanciò definitivamente, trasformandoli in una delle band più iconiche degli anni '80: gli Spandau Ballet arrivano a Roma (dopo l'anteprima mondiale di Cannes) per accompagnare 'Soul Boys ot the Western World', il doc di George Hencken che racconta la genesi del gruppo, l'incredibile successo ottenuto, la triste fine della band e la reunion che, vent'anni più tardi, a fine anni 2000, li ha riportati alla ribalta.

Ragazzi della classe operaia londinese capaci di creare un impero musicale globale: i fratelli Gary e Martin Kemp (il primo, autore di quasi tutti i brani della band e chitarrista; il secondo bassista), il sassofonista e percussionista Steve Norman, il cantante Tony Hadley e il batterista John Keeble, gli Spandau Ballet nacquero ufficiosamente sul finire degli anni '70, figli dell'ormai tramontata Swinging London, influenzati prima dal glam rock di David Bowie, poi dal punk dei Sex Pistols, ma fondamentalmente cresciuti col mito del soul e costruitisi cavalcando le tendenze dei vari locali più di tendenza della Londra di quegli anni. "Eravamo molto eclettici, a Londra dovevi trovare la tua tribù e per farlo dovevi provare a importi anche attraverso il modo in cui ti vestivi. Soho era una realtà unica", dice Gary Kemp, che aggiunge: "Il nostro periodo è stato forse l'ultimo in cui la moda e la musica andavano di pari passo, periodo in cui era possibile esplorare il mito. Oggi, grazie ai telefonini, ai social, si vede tutto e subito...".

Ma il film di George Hencken non parla solamente ai fan degli Spandau Ballet o ai nostalgici degli anni '80: "Amo particolarmente la prima parte del film, che racconta il contesto da dove venivamo, e come storicamente si sviluppò quel decennio, caratterizzato dal governo Thatcher, dagli scioperi e da molto altro ancora", spiega Tony Hadley, che non dimentica l'enorme successo ottenuto dalla band proprio qui in Italia: "Qui abbiamo incontrato le fan più pazze del mondo, di ogni età, il vostro paese ci ha sempre accolti con un enorme abbraccio". E proprio in Italia, per soli due giorni, domani e dopodomani, martedì 21 e mercoledì 22 ottobre, sarà possibile vedere 'Soul Boys of The Western World' in 150 sale, grazie a Nexo Digital e Feltrinelli Real Cinema", in attesa del tour che toccherà il nostro paese a partire da marzo 2015.

"Non mi interessava fare un documentario enciclopedico, pieno di elenchi, date e numeri. Volevo raccontare la storia di cinque musicisti, amici fin dagli anni della scuola, che hanno realizzato il loro sogno ma che hanno visto la loro amicizia rovinata dal corso degli eventi, sullo sfondo del decennio thatcheriano in Gran Bretagna", dice la regista George Hencken, che spiega: "L'unico modo per fare un film su di loro è raccontarne la provenienza. Il film che mi ha fatto riflettere di poter fare qualcosa di emotivamente convincente pur utilizzando solamente materiale d'archivio è stato 'Senna' di Asif Kapadia. Quando si ha a che fare con il materiale d'archivio il processo diventa molto simile ad una caccia al tesoro: una foto ti può dare un indizio e portarti dall'altra parte del mondo a scoprire se esiste dell'altro materiale video da poter utilizzare".

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